Gli aspetti generativi
La valorizzazione è un inarrestabile processo di contagio: l’avvio di circuiti virtuosi attorno ad un bene tende a non arrestarsi ai confini perimetrali dello stesso.
In un movimento assolutamente generativo, l’oggetto della cura si ampia, così da coincidere sempre più – nell’immaginario come nelle pratiche – con l’intero territorio e le sue risorse dormienti che vengono risvegliate, mobilitate e orientate.
E’ anche in questi termini che Casavola e Trigilia parlano della valorizzazione delle risorse locali come di una “nuova occasione”, per il Sud (ma anche per l’intero Paese), dove queste ultime sono il “patrimonio di beni culturali ed ambientali, di conoscenze legate al progresso scientifico e di saper fare diffuso, radicato in specializzazioni produttive, che contribuiscono a definire l’identità di un luogo”.
La nuova occasione è dunque, anzitutto, un’occasione di riscoperta dei “talenti” locali e della propria identità distintiva – ciò che chiamiamo “cultura” e che, insieme, e solo insieme, può generare sviluppo economico e sociale.
Il percorso fatto fino ad oggi da Officine Culturali sembra dirci che la valorizzazione è anzitutto un processo di riconoscimento di un valore – quello di una eredità culturale – da cui si originano e si affermano nuovi valori. Come a dire che valorizzare la cultura produce nuova cultura e che valorizzare un bene produce nuovi beni.
Ma un passaggio va chiarito: è attraverso il riconoscimento del valore del bene che esso viene “rigenerato”, in una nuova alleanza spazio-temporale tra passato, presente e futuro.
Così oggi, anche grazie a Officine Culturali, complesso monastico e città si appartengono nuovamente: il monastero è aperto ed accogliente e per questo è abitato, frequentato, attraversato, conosciuto, contemplato, conservato, rinnovato, amato. Il monastero è vivo. Ed è per questo che esso riesce ad attirare le nuove generazione e i tanti turisti che ogni anno lo visitano a cui esso consegna una memoria e un germe di futuro. Il riconoscimento di un valore consente dunque di illuminare il rapporto di reciprocità, potremmo dire di reciproca appartenenza tra le persone, Catania, la Sicilia, l’Italia, il mondo e quel particolare bene – che è stato simbolicamente inserito tra i siti protetti dall’Unesco – e permette di intravedervi l’incredibile reticolato di legature e responsabilità: il diritto di godere pienamente di questa preziosa eredità, da un lato, e di conservarla, custodirla, elevarla, trasmetterla, dall’altro. Non da ultimo il riconoscimento porta alla cura, che l’azione che Officine Culturali sta sperimentando, insegnando, testimoniando.