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Tuttogas Mestre: ripensare la spesa, ridisegnare l’economia

Tuttogas è un progetto di gruppo di acquisto solidale popolare promosso da ACLI di Venezia nel 2007 con la partnership del comune veneziano. Ad oggi sono coinvolte circa 500 famiglie e numerosi piccoli produttori locali.

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Acli Venezia | Tuttogas Mestre: ripensare la spesa, ridisegnare l’economia

L’obiettivo ambizioso è quello di ridisegnare un nuovo sistema economico di reciprocità, sulla base di un nuovo patto fiduciario tra consumatori e produttori.

Attraverso il progetto " tutto GAS", le ACLI di Spinea intendono promuovere l'attivazione di un Gruppo di Acquisto Solidale, per permettere alle famiglie coinvolte di sperimentare relazioni sociali significative. In particolare, relazioni legate all'auto-organizzazione, alla partecipazione attiva alla vita sociale, alla costruzione di una forma solidale di convivenza ed allo sviluppo di un modello responsabile di risposta comune ai bisogni economici delle famiglie. Il progetto intende realizzare coesione sociale attraverso l'incontro tra famiglie per riflettere sui propri consumi e per acquistare prodotti di uso comune, utilizzando come criterio guida il concetto di giustizia e solidarietà, nel rispetto dell'ambiente.

Da dove nasce l'idea

La campagna alle porte di Venezia non è diversa da molti altri paesaggi rurali italiani. Tra le arterie viarie che la tagliano, veloci e indifferenti, sopravvivono piccole aziende agricole di carattere familiare.

Una di queste appartiene a Nicola Basso, insieme al fratello Marco, produttore di latticini e salumi biologici. Il mercato – quello dei grandi numeri – è fuori dallo loro portata. Il circuito della grande distribuzione passa sopra le teste dei piccoli produttori locali che rischiano di restare strozzati dalle logiche di quantità e prezzo. Per questo è stata naturale l’intesa con il progetto Tuttogas, una formula popolare di gruppo di acquisto solidale promossa nel 2007 dalle Acli di Venezia.

“Lo stile è lo stesso. Mantenere un rapporto diretto con le famiglie che fanno la spesa, offrendo prodotti di qualità ad un prezzo equo.”

Nicola Basso, proprietario Azienda agricola Basso

La Storia

Un’idea semplice e ambiziosa: attivare nuove relazioni fiduciarie tra le famiglie residenti e i piccoli produttori locali che si trovano a condividere una medesima condizione di impotenza e marginalità rispetto alle logiche del mercato globale.

Il funzionamento è snello. A fine settimana, Nicola provvede ad un’unica consegna cumulativa dell’ordinato alla sede di Tuttogas dove i volontari delle Acli si occuperanno di smistare i prodotti richiesti via mail dalle famiglie alcuni giorni prima. A partire dal venerdì pomeriggio le porte del Gas sono aperte per il ritiro e il pagamento. E’ una buona occasione per incontrarsi e scambiare due chiacchiere. Così, di settimana in settimana, la socialità cresce.

II vantaggi per il produttore sono la sicurezza di un venduto minimo settimanale e la possibilità di ampliare la clientela grazie alle tante connessioni che il gas (e le Acli) portano in dote.
Abbiamo immaginato un nuovo patto fiduciario territoriale tra consumatori, produttori, istituzione e le Acli” – spiega David Marchiori del Dipartimento pace e stili di vita delle Acli nazionali, ideatore e promotore del progetto – “L’idea è stata quella di trasformare una condizione di vulnerabilità in una opportunità per ridisegnare il locale come reciprocità”. 

La vulnerabilità a cui ci si riferisce è anche quella delle famiglie. “All’epoca, l’esigenza era quello di farsi vicini alle persone che non arrivavano alla quarta settimana. Da lì è partito un discorso molto concreto con il Comune di Venezia che stava rivedendo le sue politiche di welfare… Poi la situazione si è generalizzata. La crisi ha toccato tutti” – spiega Rosteghin.

Da qui raggiungere porto Marghera è un attimo. Altro paesaggio, stesse difficoltà. Il declino del polo industriale ha messo in ginocchio numerose famiglie della zona. Un recente articolo de Linkiesta denuncia l’aumento del numero di ricorsi all’ambulatorio di Emergency. Le richieste riguardano soprattutto le cure odontoiatriche. Un paziente su cinque è italiano. I dati sulla povertà in Italia per l’anno 2011 rilasciati a meta’ luglio dall’Istat parlano di oltre un 11% di famiglie italiane relativamente povere, dove la soglia della povertà relativa si attesa attorno ai 1.100 euro circa per una famiglia di due persone. La riduzione delle disponibilità economiche condurrà anche ad un riorientamento dei consumi, compresi quelli alimentari, dove però l’attenzione sarà data all’ottimizzazione del rapporto qualità/costo.

Se fino a qualche anno fa i GAS hanno attirato sensibilità green e cultori del biologico, oggi il bouquet delle ragioni che spingono ad aderirvi sono più variegate. Spendere meno, mangiare meglio, agire in modo sostenibile: questa, in estrema sintesi, il motivo di un fenomeno che vede censiti almeno un migliaio di GAS in Italia. Ma è probabile che i dati reali siano ben più sostanziosi.

“Abbiamo capito subito che questo progetto poteva spendersi bene e in modo trasversale. Tanta concretezza e poca ideologia…”prosegue Rosteghin. Il format funziona: la proposta ha coinvolto circa 500 famiglie del territorio e i punti gas gestiti dalle Acli di Venezia sono col tempo diventati tre.

Gli aspetti generativi

I piedi sono ben piantati per terra, anche se lo sguardo punta lontano. Non ci si illude certo di modificare logiche globali, ma molto più concretamente di vivere diversamente i rapporti di prossimità.

“C’è un lato pratico e uno pedagogico “– puntualizza Marchiori – “C’è la risposta ad una serie di bisogni che abbiamo intercettato vivendo e ascoltando il territorio e c’è il desiderio di proporre una nuova lettura delle interrelazioni che costituiscono il nostro tessuto sociale. Oggi il produttore, per chi acquista, è un interlocutore amico, e da parte sua, questi incomincia a vedere un gruppo d’acquisto come un alleato che non lo catechizza per pagargli dieci euro di meno… Abbiamo chiesto a tutti la disponibilità ad una relazione un po’ più paritaria. Non siamo una lega di consumatori: siamo persone che vogliono vivere e rigenerare la propria comunità”.
“E’ un modello ed è anche la nostra speranza: mettere in fila buone pratiche finora scollegate e insieme cominciare a vederci un sistema di sviluppo locale innovativo” – continua David - “Come associazione vorremmo continuare a monitorare le dinamiche comunitarie più profonde in maniera tale da restituire ciò che si va a cogliere sia a livello intra-associativo sia fuori, dalle reti esterne. Che poi questo sia declinato nel gruppo di acquisto o in altro modo, l’importante è riuscire a dare un numero sempre più ricco di risposte. Conciliando educazione e risposta economica puntiamo a generare un benessere comune”.
Il sostegno del Comune di Venezia ha costituito un punto di forza dell’impianto, poiché ha dato visibilità e robustezza istituzionale ad una e propria alleanza territoriale. Da questa sperimentazione è possibile pensare a vere e proprie policies?
“Lo speriamo. Intanto continuiamo a lavorare in questo senso. Un apicoltore locale quasi con le lacrime agli occhi mi ha detto: “Voi delle Acli avete una responsabilità enorme! Di iniziative come queste ne abbiamo bisogno come il pane!” Purtroppo sul tavolo dei decisori ci sono altre priorità. La scomparsa di queste figure è un rischio concreto.”

In gioco, però, non vi sono solo la perdita di un sapere produttivo locale e la tenuta del legame sociale. Sul piatto – o forse dovremmo dire "nel"piatto, – c’è la questione della fiducia in un cambiamento.