Istituto Cadorna

Scuole aperte: c’è vita nella scuola

L’idea progettuale prende corpo quando il dirigente dell’Istituto Comprensivo Cadorna si rende conto che le famiglie dei bambini e dei ragazzi iscritti hanno bisogno di servizi in grado di supportarle nelle loro responsabilità educative. Il dirigente apre perciò le porte della scuola e promuove il coinvolgimento attivo dei genitori stessi, che nel 2008 danno vita ad una associazione. Quest’ultima programma e gestisce in proprio attività extracurriculari a prezzi competitivi, con facilitazioni ulteriori per chi ha problemi economici.

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Istituto Comprensivo Luigi Cadorna

Istituzione

Milano

www.istitutocadorna.it

Istituto Cadorna | Scuole aperte: c’è vita nella scuola

In un tempo in cui misuriamo gli effetti delle enormi difficoltà che attraversano il sistema dell’istruzione pubblica, con conseguenze pesanti a carico degli studenti e delle famiglie più fragili, Scuole Aperte mostra che la crisi non produce necessariamente regressione senza rimedio, ma può stimolare la ricerca di percorsi originali e innovativi.

Nonostante le fatiche e i ritardi, le carenze e le contraddizioni, c’è vita nella scuola italiana. Una vita che, in modo intelligente, fantasioso e saggio, trova nuovi modi per superare le regole scritte e quelle non scritte e proporre soluzioni produttive in risposta a sempre nuovi bisogni. Di questo movimento è prova il progetto Scuole Aperte, un’iniziativa di valorizzazione integrale della scuola che si riscopre luogo di incontro, relazione, inclusione, crescita, partecipazione, cittadinanza.

Da dove nasce l'idea

Ogni quartiere ha almeno una scuola che può “aprirsi” alle esigenze del territorio e diventare il luogo in cui fare assieme delle cose.

Nel 2006, l’allora dirigente scolastico dell’Istituto Luigi Cadorna di Milano, Giovanni Del Bene, si trova a confrontarsi con un territorio percorso da due grandi questioni. Da un lato, la crescente difficoltà, per molte famiglie – in cui i genitori sono entrambi lavoratori, dai tempi strettissimi e dalla mobilità complicata, penalizzate dalla lontananza dalle reti parentali – di occuparsi dei figli dopo la chiusura del portone della scuola, a metà pomeriggio. Dall’altro, l’arrivo nella scuola delle seconde generazioni di stranieri e di sempre nuove etnie che popolano il quartiere. Del Bene si incontra con i genitori e li ascolta. Sul tavolo si mettono preoccupazioni ma anche proposte. Si avverte il bisogno di sviluppare un nuovo welfare comunitario – più attento alla conciliazione famiglia-scuola-lavoro – ma anche ad un rinnovato prendersi cura delle nuove generazioni – attraverso iniziative dalla forte valenza educativa e di qualità, e non semplici riempitivi. Il confronto è proficuo. Insieme si scoprono almeno due cose che diventano una piattaforma per ipotizzare il percorso futuro. La prima è la scoperta degli edifici scolastici come “patrimonio comune”. La seconda è la grande ricchezza di esperienze, professionalità, competenze dei genitori che, trovando nuovi spazi per l’azione, non si tirano indietro nell’attivarsi a beneficio dei loro ragazzi.

“Milano è davvero ricca di luoghi fisici lasciati chiusi o non utilizzati al pieno delle loro potenzialità, credo che poter utilizzare luoghi esistenti, al di là del loro utilizzo canonico, aprendoli a usi e fruizioni, sia una risposta concreta a problemi di conciliazione o problemi proprio di vivere una città che è spesso un po' caotica o difficile.”

Chiara Bisconti, Assessore Sport, Benessere, Qualità della vita e Tempo libero del Comune di Milano

La Storia

La scuola è diventata il fulcro di un patto territoriale, frutto dell’impegno concertato di più soggetti e attori.

Il primo passo è di natura giuridica e prevede nel 2007 la nascita di un’associazione di genitori che si configura come Onlus, l’Associazione sportivo dilettantistica e culturale L. Cadorna. L’associazione si prefigge di offrire un ricco ventaglio di laboratori e attività fuori dell’orario scolastico, selezionate, organizzate e gestite dai genitori, alla quale le famiglie possono iscrivere i propri figli (anche se non frequentanti l’Istituto). Il progetto prosegue quindi ampliandosi continuamente con il pieno sostegno del nuovo dirigente scolastico Massimo Barrella.

Tale modalità di gestione non solo si rivela sostenibile, ma produce addirittura un surplus di risorse economiche che, messe a disposizione della stessa scuola, vengono utilizzate per acquistare materiale didattico.
Una articolazione ulteriore del progetto prevede l’apertura della scuola non solo agli utenti, ma a tutto il territorio. Ne deriva che gli edifici sono aperti tutti i giorni, dalla mattina alla sera. Al loro interno, si svolgono tre tipi di attività: quelle didattiche in senso stretto, sotto la responsabilità della scuola; quelle extracurriculari, gestite dall’associazione dei genitori; quelle animate da altre associazioni che, in collaborazione con il Comune, promuovono occasioni di socializzazione e di partecipazione. Il progetto Scuola Aperte aiuta a comprendere in che cosa consiste il principio di sussidiarietà e le sue potenzialità innovative.

La scarsa consapevolezza diffusa di questo potenziale ha spesso favorito la riduzione della sussidiarietà a un dispositivo che si concretizza nella pura e semplice dismissione di servizi pubblici sociali. Tuttavia, tale principio non sottrae responsabilità al pubblico, ma ne aggiunge altre. Infatti, esso non prevede il ritiro dello stato, ma radica in capo alle sue istituzioni il compito di favorire l’iniziativa autonoma dei cittadini, come il progetto in questione mostra in maniera evidente. Il modello di intervento promosso da Scuole Aperte testimonia che l’iniziativa dei cittadini attivi può integrare la sfera pubblica, e le istituzioni pubbliche possono essere sospinte dalla cittadinanza attiva a migliori performance.

Il Progetto lascia intravedere anche qualcos’altro, e cioè la possibilità di perseguire forme di amministrazione condivisa, a differenza di quanto accade nelle forme genericamente partecipative. Il caso presentato, in altri termini, ci fa comprendere che i percorsi di sussidiarietà si basano su una logica circolare, per cui le istituzioni aiutano i cittadini e i cittadini possono aiutare le istituzioni nella realizzazione di interessi generali, operando su un piano di pari dignità. 

Sono già un centinaio le scuole dell’obbligo che si rifanno al Progetto Scuole Aperte, seguito con interesse anche dal Ministero dell’Istruzione.

Gli aspetti generativi

Le scuole tengono unite le famiglie, intrecciano le biografie, costruiscono il futuro lavorando sul passato e accompagnano i flussi del presente: milioni di studenti, insegnanti, genitori che ogni giorno si incontrano scambiandosi idee, emozioni, memorie, aspettative.

La scuola, le mille e mille scuole italiane sono – prese tutte insieme – la più grande infrastruttura sociale del nostro Paese. Altro che aeroporti, autostrade o viadotti. Le scuole sono dappertutto; e dappertutto accolgono la trasmissione del sapere, l’incontro tra le generazioni, lo scambio di culture e linguaggi. Per questo, a ben pensarci, alla faccia di ogni elucubrazione sul concetto di “bene comune”, nulla lo è più della scuola. Eppure la scuola resta un luogo verso cui la politica ha un atteggiamento schizofrenico: la trascura o la investe di progetti faraonici che in ultima analisi non sanno dar conto della sua situazione reale che è drammatica – edifici in grave stato di degrado, servizi e strutture insufficienti, poco coordinamento, un corpo docente mai valorizzato come meriterebbe- ma anche pullulante di energie.
Sarebbe meglio ascoltare, tastare il polso al mondo della vita che ogni mattina scorre nei mille e mille edifici di quello che invece si continua a intendere come un “sistema scolastico”, quasi fosse un protocollo di procedure e regole e ruoli e costi da tenere sotto controllo e normare. La verità è che la scuola italiana -malgrado tutto, anzi contro ogni previsione- è viva. Viva e aperta. Una vitalità ancora circoscritta a pochi casi, che nasce come forma volontaria e appassionata di auto-organizzazione: non ci sono fondi, non ci sono servizi, non c’è personale… Bene, ci pensiamo noi.
Noi presidi, noi genitori, noi insegnanti, noi membri del personale non docente, noi studenti. Insieme ci rimbocchiamo le maniche e agiamo. E la prima cosa, per agire, è aprire la scuola a un tempo di vita nuovo. Aprirla nelle altre ore del giorno, negli altri giorni dell’anno, per tutte le età e tutti: nonni, giovani, associazioni di quartiere, imprese creative, istituzioni. La scuola aperta è semplicemente un nodo della nostra società che riprende a pulsare insieme alla vita che scorre al suo intorno.

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