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La scuola senza profitto

di Francesca Valenza

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Genitori, collettività e volontariato: una risorsa per tutti! Dall’esperienza della scuola Manin-Di Donato di RomaPresentare il progetto milanese “Scuole Aperte” è una buona occasione per rilanciare uno dei casi già presenti nell’Archivio della generatività italiana, quello dell’Associazione Genitori della Scuola Di Donato, nel quartiere Esquilino a Roma (qui il link).

Francesca Valenza, una delle protagoniste dell’esperienza romana, propone provocatoriamente l’idea di una scuola “senza profitto”, capace cioè di formare non alla competizione ma alla cooperazione e al dono. La scuola senza profitto è l’idea di una scuola che si apre all’esterno, ai contributi di tutti i soggetti attivi all’educazione (genitori, nonni, associazioni), per favorire una concezione di formazione – non formale ed informale – alla gratuità, alla cooperazione, all’inclusione sociale, alla cittadinanza attiva, alla crescita umana e sociale. Una scuola dove si educhi anche alla gratuità e non solo al profitto, alla cooperazione e non solo ad una gara per i voti migliori. Una scuola dove il modello vincente non sia necessariamente guadagnare bene, avere successo e potere.

L’Associazione Genitori nasce nel 2003 da un gruppo di genitori della Scuola Di Donato, parte dell’I.C. Manin, tra le scuole romane con più forte presenza di alunni non italiani, su proposta del preside Bruno Cacco. All’interno della scuola l’Associazione gestisce oggi quotidianamente attività sociali, d’intercultura, di sport, di incontro e di sostegno dirette ai minori e alle loro famiglie. La scuola è aperta tutti i pomeriggi fino alle 22, anche il sabato e la domenica. L’Associazione, negli anni, è diventata un punto di riferimento per il Rione e un elemento centrale della Rete Sociale della città.

Troppo spesso si pensa alla scuola come un mondo autoreferenziale che s’intercetta da genitori-utenti al momento della frequenza dei figli. Il rapporto con la scuola si traduce in un rapporto economico (pagare il contributo volontario o non-volontario) e/o di cittadino-utente richiedente (protesta dei genitori). La nostra esperienza è stata quella di legare scuola e territorio, esperienza si è tradotta nel riunire la funzione di genitore e quella di cittadino chiamato alla cura del ‘bene comune scuola’, ma anche alla responsabilità, in quanto parte attiva dello stato e non “suddito” dello Stato. “Essere parte e non controparte”, diceva Bruno Cacco. D’altra parte, lo Stato e l’istituzione si pongono verso il cittadino-genitore, non come un erogatore economico, ma come un capitale sociale, cioè quale portatore di competenze e di risorse.

Ciò ha portato ad una ricaduta diretta anche dentro all’organizzazione della scuola che si è appunto “aperta”. Questo processo ha migliorato i rapporti tra scuola e famiglia e nella comunità scolastica; ha creato dei gruppi di lavoro misti con insegnanti e genitori; ha moltiplicato le opportunità di ampliamento dell’offerta formativa; ha convogliato risorse verso il mondo scolastico. Le persone sono cresciute e partecipando alla gestione della scuola e non più solo all’educazione del proprio figlio/a, sono diventate cittadini che si occupano dei beni comuni e non più solo del bene del proprio figlio/a e della sua classe. E insieme, genitori, nonni, insegnati e studenti progettano soluzioni nuove, sostenibili per il futuro della scuola, della città e della società tutta.tratto da: The social capital school (progetto europeo) www.genitorididonato.it