Penny Wirton

A scuola d’accoglienza

La Penny Wirton (dal nome del protagonista di un romanzo di Silvio D'Arzo) è una associazione che ha generato a Torino e in diverse località della Calabria realtà analoghe, egualmente finalizzate all'insegnamento dell'italiano a stranieri seguendo un metodo informale ma operando con continuità di metodo e con simile passione.

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Penny Wirton Associazione culturale

Associazione

Roma

www.eraldoaffinati.it

Penny Wirton | A scuola d’accoglienza

Un'esperienza di condivisione di un sapere molto concreto che coinvolge volontari di tutte le età, mettendo in relazione rappresentanti di generazioni differenti e facendo sì che il processo di integrazione sia compiuto allo stesso modo dagli stranieri e dagli italiani.

Una scuola informale ma accogliente e rigorosa: è nata quattro anni fa dall'impegno di Eraldo Affinati (insegnante e scrittore) e di sua moglie Anna Luce Lenzi. I professori sono docenti, pensionati, ragazzi italiani e non; gli allievi sono minori spesso non accompagnati e migranti anche meno giovani che apprendendo la lingua italiana cercano di porre le basi per un futuro meno difficile.

Da dove nasce l'idea

“Penny Wirton e sua madre” è un romanzo di Silvio D'Arzo, ovvero Ezio Comparoni. È il racconto di un orfano: Penny è un bambino che non sapeva chi fosse suo padre, un bambino cresciuto da solo.

Eraldo Affinati racconta: ’Quando presentavo il mio libro, in tutta Italia ho fatto centinaia di incontri in scuole e in associazioni culturali, vedevo grande entusiasmo e grande disponibilità a muoversi. Molti insegnanti mi hanno quasi spinto loro a dire "Perché non proviamo a metterci in gioco?". Ho pensato di cominciare a trovare degli spazi, cominciando a Roma, per accogliere questi studenti. Conosco molti centri di pronto intervento in città e quindi ho pensato di chiamare i ragazzi che arrivano in questi centri dove stanno due o tre mesi prima di essere destinati alle case famiglia, e hanno particolarmente bisogno di imparare l'italiano, che è decisivo per loro. Se non lo imparano non possono trovare lavoro, non possono fare niente’.

“La scuola nasce da un sogno: insegnare italiano agli immigrati senza classi, senza voti, senza registri, senza burocrazie. Tutto uno a uno. Crediamo che il rapporto uno a uno possa aiutare ad una vera integrazione. In quel momento ti metti in gioco come insegnante: ti scopri, assumi dei rischi, ti sporchi le mani, entri in azione e il ragazzo che hai davanti è spinto a fare altrettanto.”

Eraldo Affinati, fondatore della Scuola Penny Wirton

La Storia

Una partenza semplice: “all’inizio è stato importante che io in quanto persona un po' nota mi facessi avanti. Ora, messo in moto il motore, avanza da solo. Le energie non sono più originate da me. All'inizio sì. Ma adesso no”.

Eraldo Affinati  racconta “Siamo partiti in maniera semplice, dicendo: «diamo due ore del nostro tempo e partiamo con i ragazzi che conosciamo». All’inizio io, Luce mia moglie e qualche ragazzo. Il momento iniziale è importante, è quello della scelta: se lo fai ti accorgi che immediatamente altre persone ti vengono dietro. C’è come un polo d’attrazione per  persone sensibili, consapevoli. Son tante in Italia”. 

Continua “ho trovato spazio nella chiesa di San Saba grazie a padre Stefano Fossi, un gesuita. È successo quattro anni fa. Da allora sono partite le lezioni qui e anche al Tata Giovanni, un centro pronto intervento creato da don Luigi di Liegro. Il giovedì andiamo lì, il martedì vengono loro. Due giorni, poco per noi, vedo tanto interesse. Ci sono molti insegnanti, e stiamo cercando una sede fissa a Roma”

Gli aspetti generativi

“C – o forse dovremmo dire "nel"piatto, – c’è la questione della fiducia in un cambiamento.

Si tratta di un percorso di insegnamento che non avviene secondo la classica strutturazione di “gruppi-classe” ma mediante un inserimento quasi a tu per tu: per ogni docente ci sono al massimo due o tre allievi, spesso uno. Nel ruolo di docenti, Affinati è riuscito a coinvolgere giovani di seconda generazione magari nati in Italia da genitori stranieri e studenti italiani che nel loro cammino scolastico incontrano anche difficoltà vere. Per questi ultimi la Penny è un'occasione di assunzione di responsabilità e offre l'oro l'opportunità di mettersi alla prova sperimentando panni, quelli dei docenti, a loro sconosciuti. «Cerchiamo di dare a ognuno ciò di cui necessita», spiega lo scrittore che aggiunge: «i nostri sono docenti speciali. Non ricevono un euro, non firmano registri e non bocciano mai». Testimoniano l'accoglienza che genera benessere.