Istituto Cadorna | Scuole aperte: c’è vita nella scuola
In un tempo in cui misuriamo gli effetti delle enormi difficoltà che attraversano il sistema dell’istruzione pubblica, con conseguenze pesanti a carico degli studenti e delle famiglie più fragili, Scuole Aperte mostra che la crisi non produce necessariamente regressione senza rimedio, ma può stimolare la ricerca di percorsi originali e innovativi.
Nonostante le fatiche e i ritardi, le carenze e le contraddizioni, c’è vita nella scuola italiana. Una vita che, in modo intelligente, fantasioso e saggio, trova nuovi modi per superare le regole scritte e quelle non scritte e proporre soluzioni produttive in risposta a sempre nuovi bisogni. Di questo movimento è prova il progetto Scuole Aperte, un’iniziativa di valorizzazione integrale della scuola che si riscopre luogo di incontro, relazione, inclusione, crescita, partecipazione, cittadinanza.
Da dove nasce l'idea
Ogni quartiere ha almeno una scuola che può “aprirsi” alle esigenze del territorio e diventare il luogo in cui fare assieme delle cose.
Nel 2006, l’allora dirigente scolastico dell’Istituto Luigi Cadorna di Milano, Giovanni Del Bene, si trova a confrontarsi con un territorio percorso da due grandi questioni. Da un lato, la crescente difficoltà, per molte famiglie – in cui i genitori sono entrambi lavoratori, dai tempi strettissimi e dalla mobilità complicata, penalizzate dalla lontananza dalle reti parentali – di occuparsi dei figli dopo la chiusura del portone della scuola, a metà pomeriggio. Dall’altro, l’arrivo nella scuola delle seconde generazioni di stranieri e di sempre nuove etnie che popolano il quartiere. Del Bene si incontra con i genitori e li ascolta. Sul tavolo si mettono preoccupazioni ma anche proposte. Si avverte il bisogno di sviluppare un nuovo welfare comunitario – più attento alla conciliazione famiglia-scuola-lavoro – ma anche ad un rinnovato prendersi cura delle nuove generazioni – attraverso iniziative dalla forte valenza educativa e di qualità, e non semplici riempitivi. Il confronto è proficuo. Insieme si scoprono almeno due cose che diventano una piattaforma per ipotizzare il percorso futuro. La prima è la scoperta degli edifici scolastici come “patrimonio comune”. La seconda è la grande ricchezza di esperienze, professionalità, competenze dei genitori che, trovando nuovi spazi per l’azione, non si tirano indietro nell’attivarsi a beneficio dei loro ragazzi.