Amici del FAI | Il progetto “arte, un ponte tra culture”
Il territorio può essere uno strumento a disposizione della collettività per la creazione e l’implementazione di pratiche interculturali, dove tutti cittadini possono essere protagonisti nella rivitalizzazione della città, prendendosi cura di essa e contribuendo ad arricchirla, offrendo il proprio personale contributo, peculiare proprio perché dato anche dalle differenti origini, esperienze, competenze e sensibilità.
Nel nostro Paese il fenomeno migratorio è stato fino ad oggi solo parzialmente gestito. Nonostante la mancanza di grandi visioni e di chiarezze sulla strada da intraprendere, tuttavia, dal basso, dalla intelligente sensibilità e attitudine di singoli individui o di piccoli gruppi ad intercettare bisogni e mancanze del quotidiano, sono nate pratiche di grande interesse che stanno producendo legami, significati, appartenenze: cioè valore. Un bell’esempio di questa capacità di iniziativa in grado di proporsi esemplarmente come percorsi da supportare e replicare è il progetto nato e Brescia e poi diffusosi in altre città italiane “Arte, un ponte tra culture”.
Da dove nasce l'idea
La cultura che facilita l’integrazione: il coinvolgimento di cittadini di origine straniera nella valorizzazione del patrimonio culturale italiano.
Da anni il Fondo Ambiente Italiano (FAI), ente non profit che si occupa di tutela, promozione e valorizzazione del patrimonio artistico italiano, organizza le Giornate di Primavera. L’evento, realizzato grazie all’apporto di schiere di appassionati volontari appositamente formati, consiste nell’apertura straordinaria, l’ingresso e la visita guidata a siti di rilievo storico, artistico e culturale il cui accesso è normalmente precluso durante il resto dell’anno.
A Brescia, Giosi Archetti, a quel tempo sostenitrice del FAI, oggi presidente dell’associazione Amici del FAI, un gruppo di volontari nato nel 2007 per sostenere le attività del fondo, colpita dalla mancanza di persone straniere a questo eccezionale appuntamento, decide di attivarsi per favorirne la partecipazione.
Giosi, si rivolge allo Sportello cittadinanza del Comune di Brescia che la invia al Centro Migranti della Diocesi. Qui incontra Elena Modonesi, esperta di progettazione e attenta conoscitrice del fenomeno migratorio.
L’analisi congiunta del problema evidenzia due nodi critici: una comunicazione difettosa – le comunità di stranieri, spesso concentrate sul lavoro, rischiano di essere escluse da proposte di natura culturale – e la barriera linguistica. Giosi e Elena mettono a punto un primo progetto che fa perno su alcuni mediatori culturali già conosciuti dal Centro Migranti per fare da ponte con le diverse comunità etniche. Quindi si coinvolgono le associazioni e i gruppi di immigrati nella programmazione dell’evento; si sceglie un percorso dal forte valore simbolico; si formano alcuni mediatori linguistico-culturali già inseriti nelle loro comunità di origine; l’iniziativa viene promossa sul territorio.