Nel 2009 viene fondata la società e si propone sul mercato. Sardex finisce per disegnare un nuovo spazio economico e relazionale, un “mercato parallelo” nel quale si combinano domanda ed offerta che, altrimenti, non troverebbero occasione di incontro.
Nel corso del primo anno il circuito raggiunge i 220 iscritti; nel secondo i membri sono già 450 e alla fine del 2012 si arriva ai 900. Nel 2013 sono circa 1500 le imprese sarde coinvolte. Ancora più impressionante risulta la progressione del transato: oltre 14.235.000,00 di crediti transati nel 2013. Oggi Sardex è in grado di produrre in una sola settimana l’intero transato del 2010. Altro dato di rilievo: la velocità di circolazione dei crediti è stata di 10,71 volte. L’importante progressione attesa l’elevato interesse che la proposta ha indubbiamente suscitato e continua a suscitare tra le imprese grazie ai benefici concreti che essa apporta.
Perché si aderisce al sistema Sardex? Le tante testimonianze raccolte nel sito www.sardex.net raccontano di una duplice, comune tensione. Da un lato, la mancanza di liquidità generata dalla crisi costringe molti imprenditori a rimandare, quando non ad annullare definitivamente, piccoli e grandi investimenti – l’acquisto di un nuovo macchinario o di un nuovo capannone, l’arredo di un negozio, l’adozione di un nuovo programma informatico – nel quadro di un difficile accesso al credito bancario. L’ingresso nel sistema Sardex consente alle imprese di realizzare i propri progetti, accedere ai beni o ai servizi desiderati, pur senza disporre di liquidità. Dall’altra parte, in un momento di calo dei consumi, aderire al circuito significa aumentare la possibilità di arrivare a nuovi clienti e aumentare il fatturato.
Il sistema poggia su un chiaro meccanismo che lo differenzia dal mercato tradizionale. Mentre in quest’ultimo, il creditore tenderà ad accumulare sempre più credito, essendo la tesaurizzazione premiata dall’interesse, nel circuito Sardex questo non avviene. Non sono infatti previsti interessi, né sulle poste attive, né su quelle passive. Queste ultime, inoltre, devono essere saldate entro 12 mesi, mentre quelle attive sono sottoposte all’inflazione, essendo l’unità di conto legata alla moneta ufficiale.
Queste due spinte, tradizionalmente contrapposte, all’interno del circuito convergono alla ricerca di un punto di equilibrio. Tutto ciò ha come risultato un incremento tangibile degli scambi commerciali a cui corrisponde una altrettanto tangibile soddisfazione di bisogni che diversamente resterebbero non corrisposti. Mentre l’infrastruttura delle relazioni commerciali si irrobustisce, si infittisce di pari passo quella sociale: gli incontri commerciali instaurano relazioni tra le persone; la conoscenza e la fiducia tra le persone incentiva lo scambio economico. “Qui si è trattato di immaginare un’unità di conto che semplicemente misurasse debiti e crediti all’interno di una comunità sostanzialmente sostenuta da due cose. E sono queste due cose che sostengono il valore e fanno da sottostante al Sardex!” – racconta Carlo Mancosu – “Da un lato la fiducia reciproca che si genera. Noi di Sardex siamo un po’ la sinapsi che collega i vari nodi. C’è la fiducia del singolo verso la comunità e la fiducia della comunità verso il singolo. Dall’altra parte, non meno importante, c’è la capacità di produrre valore delle imprese. In una realtà come quella odierna che è sempre più orientata verso il sistema finanziario e quindi ad uno scollamento tra gli asset di valore virtuali e l’economia reale, Sardex ripropone la connessione tra il mezzo di scambio e i beni e i servizi che sono il suo sottostante”.