Non riesco a credere nella politica perché non mi riesce a spiegare cosa ne sarà di me tra 10 anni. Non vedo forze politiche che lavorano per perseguire un’idea, ma continui litigi e cambi di rotta. E quindi non vedo una direzione in cui credere”.

Quando una ragazza di 20 anni, in un piccolo comune ai piedi dei colli padovani, mi ha detto questa frase, mi sono convinta che l’idea della Scuola di Mobilitazione Politica fosse la strada giusta. Non solo perché quelle parole mi risuonavano come vere, ma anche perché mi ricordavano la mia personale esperienza, alla sua età, ormai 20 anni fa. E in una città come Padova, che mi aveva accolta, era stato più facile: avevo trovato un terzo settore attivo dove inserirmi, un’Università importante dove poter costruire un’organizzazione studentesca e un gruppo di coetanei con cui sperimentare spazi di innovazione, anche in politica.

Sono però ingredienti rari, che non si trovano in tutti i contesti, in particolare fuori dai Comuni capoluogo o le grandi città. E la sfiducia è tanta, sia nelle istituzioni, sia nelle forme della politica, per farti dire che ne può valere la pena, soprattutto quando hai 20 anni e un futuro da costruire nella totale incertezza. È a partire da questi ragionamenti che la Scuola di Mobilitazione Politica getta le sue basi. Che sia necessario costruire uno spazio sicuro per i più giovani dove mettere a terra il desiderio di cambiare le cose sentendosi di appartenere a qualcosa di più grande, senza essere soli. Un luogo di sperimentazione su scala nazionale, dove scambiare esperienze con gli altri, tessere reti, collaborazioni, rivendicazioni. Uno spazio dove noi, ormai meno giovani, comprendiamo davvero perché la politica è così vicina e così distante dalle aspirazioni delle nuove generazioni.

Vicina e distante. Perché sbaglia chi continua a pensare che i più giovani non credano nella politica, come hanno dimostrato mobilitazioni importanti come Fridays For Future. Il tema non è se la politica o meno, ma quale politica e per chi. Dai ragazzi e ragazze che con Ti Candido abbiamo coinvolto in alcuni focus group di preparazione alla Scuola è emerso forte il desiderio di una forma politica pratica, che sa mettere in fila azioni di risposta ai problemi concreti senza perdere un orizzonte ideale. Una forma politica che organizza ‘i senza potere’ per dirla alla Alinsky, quelle donne e uomini che le logiche classiche della rappresentanza stanno perdendo per strada.

Ed è per questo che abbiamo bisogno di corpi intermedi di nuova generazione: forme nuove di intermediazione e rappresentanza più centrate su elementi di filiera e su nuove conformazioni territoriali, piuttosto che su pure matrici ideologiche. Perché la politica muore quando le persone se ne sentono distanti. La politica muore se continua ad accorgersi che per molti non è un valore. Pensiamo ad una forma politica che, anche nel linguaggio e nei corpi di chi la propone, rappresenta i più giovani e lo sguardo al futuro che vogliono vedere. Sarà banale, ma una politica che non parla dei giovani, ma lascia loro davvero spazio. E non stiamo parlando di rottamazione, se non si fosse capito. Stiamo parlando di un patto tra generazioni, di quando chi è venuto prima capisce che è il momento di cedere il passo. E chi è vento dopo sente di poter essere protagonista.

Crediamo che la Scuola di Mobilitazione Politica possa in questo senso seminare nelle diverse Regioni d’Italia, nei piccoli comuni e nelle aree interne. Possa essere di sostengo alle nuove generazioni che, non occorre ricordarlo, possono finalmente rappresentare la diversità che compone la società italiana.

Sono stati più di 700 gli under 30 che hanno fatto pervenire, da tutto il Paese, la loro domanda di partecipazione alla scuola. Un risultato inimmaginabile in quest’epoca di apparente disinteresse per la politica, costretta ancora una volta a ripiegare dietro una presunta neutralità dei “tecnici”. E vedere quei punti su una mappa, che sono giovani in carne e ossa, fa emergere con chiarezza la possibilità anche di immaginare una possibile piattaforma nazionale di proposte su temi quali, per esempio, giustizia sociale, ecologia, diritti. Una rete capace di diffondere forme di organizzazione utili a mobilitare l’opinione pubblica e a porre al centro della discussione locale e nazionale determinati temi e istanze.

Una comunità che nella Scuola affronterà una serie di contenuti chiave: come l’organizzazione di comunità, nuove forme di potere e strategie di mobilitazione, rapporto tra movimenti e istituzioni, comunicazione pubblica, strumenti per l’attivazione e gestione di attivisti. Abbiamo capito che il bisogno è reale. C’è più bisogno di politica e meno di iniziative capaci di frustrarla.

*Consigliera regionale del movimento civico Il Veneto che vogliamo e fondatrice di Enzimi

La scuola di mobilitazione politica è un progetto ideato da Ti Candido insieme a una rete che coinvolge alcune esperienze italiane come: Forum Disuguaglianze e Diversità, Associazione Enzimi, Movimenta, 6000 Sardine, Rena, Lo Stato dei Luoghi, ActionAid Italia, Progressive Acts, Green Italia, Up – Su la testa! Enzimi ha l’obiettivo di avvicinare i veneti, in particolare i più giovani, all’attivismo, all’organizzazione di comunità e alla mobilitazione politica.