Un Paese dalle grandi potenzialità, ma concentrato nel rimanere in equilibrio sul posto, piuttosto che nel lanciarsi verso il futuro che lo attende, disperdendo così la propria forza: è questa l’immagine dell’Italia che emerge dal 1° Rapporto Italia Generativa, presentato a Roma, al Senato della Repubblica, il 12 gennaio 2023.
Un lavoro di assoluta novità, curato dal Centre for the Anthropology of Religion and Generative Studies (ARC) dell’Università Cattolica con il sostegno di Fondazione Unipolis, e promosso da Associazione COMM.ON, Generatività.it e Alleanza per la Generatività Sociale.

Obiettivo del Rapporto, consultabile nella sua versione integrale sulla piattaforma italiagenerativa.it, è evidenziare le aree di opportunità e di blocco dello sviluppo all’interno della società italiana, prendendo in esame il dinamismo sociale ed economico del contesto italiano in comparazione con i Paesi europei.

L’auspicio è quello di sbloccare la situazione di stallo i cui si trova l’Italia, rigenerando condizioni adatte a favorire uno scatto in avanti, diventando una società più matura e consapevole della propria storia e, proprio per questo, più capace di concentrarsi sulle vere priorità.

 

IL MODELLO DI ANALISI GENERATIVO
Le note di metodo del Rapporto Italia Generativa 2022

La generatività sociale offre una prospettiva inedita nel leggere l’economia e la società, le loro relazioni e i loro sviluppi.
Insistendo sulla necessità di adottare uno sguardo più largo, integrato e prospettico sulla realtà, essa permette di recuperare la dimensione processuale e intertemporale e di assumere una visione non lineare, cioè complessa della vita, affrontando i nodi che bloccano il dinamismo e l’iniziativa dei diversi attori sociali evitando, così, approcci settoriali e a breve termine.

A livello di metodo il Rapporto, nell’indicare alcune “buone pratiche” europee selezionate sulla base dello loro esemplarità generativa, desidera suggerire anche una via per ideare, progettare, realizzare e valutare le nuove policy, iindividuando direttrici precise lungo le quali  muoversi.
Rispetto agli obiettivi, è necessario investire su processi contributivi che siano effettivamente trasformativi nel tempo e generatori di multiforme valore, nel quadro di una visione di lungo periodo per il Paese.

 

IL DIBATTITO DURANTE LA PRESENTAZIONE
Il video con l’intervista al Professor Mauro Magatti, Economista e Sociologo, e a Pierluigi Stefanini, Presidente di Fondazione Unipolis

“Per sbloccare l’Italia – ha dichiarato il Professor Mauro Magatti, Sociologo ed Economista – occorre superare l’idea riduttiva di crescita che si accontenta dello sfruttamento delle occasioni di breve periodo. Non si tratta più semplicemente di cogliere le opportunità, quanto di generarne di nuove: è lo sviluppo integrale la condizione per la crescita nei prossimi anni”.

“Questo Rapporto ribadisce un fatto che noi da tempo evidenziamo: – afferma il Presidente di ISTAT Gian Carlo Blangiardo – uno degli elementi deboli del sistema Italia, che pur aveva rialzato la testa prima del conflitto in Ucraina, è quello demografico. Viviamo in un paese con un’età media di 46 anni e una speranza di vita media di 38 anni: vuol dire che il patrimonio demografico si sta riducendo molto velocemente. Investire sul futuro significa dunque saper puntare su obiettivi concreti anche di natalità, con politiche mirate a sostegno di famiglie, educazione, lavoro. Solo così possiamo recuperare il futuro che stiamo a poco a poco perdendo”.

“Vorrei sottolineare l’invito contenuto in questo Rapporto ad investire: non solo risorse, ma energie e fiducia reciproca per “ri-guardare” insieme i nostri territori – ha aggiunto il Presidente di IFEL Alessandro Canelli – I Comuni possono agire per favorire una maggiore coesione delle comunità, a vantaggio di processi innovativi che sono da definire all’interno delle comunità stesse ma in modo aperto, interagendo con tutti gli altri livelli di governo e con quegli attori che possono sostenere il cambiamento che serve”.

Auspico la messa a terra di quanto viene evidenziato nelle conclusioni di questo lavoro – ha concluso il Presidente di CNEL Tiziano Treu – Le cinque direttrici di azione individuate sono attuali e più che mai sensate, ma perché questo ciclista non cada e, anzi, prosegua per la sua strada con rinnovata energia, è necessario sostenere i processi decisionali con suggerimenti pratici e indicazioni precise”.

RASSEGNA STAMPA
ANSA
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