Minacce alla comunità di don Panizza: «I mafiosi vogliono far credere che sono loro i benefattori»

Per la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie, l'articolo di Vanessa Ricciardi per Domani

23 Marzo 2021

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Dal 2002 gestisce un palazzo confiscato alla cosca Torcasio. Lì davanti sono state tagliate le gomme degli operatori per oltre dieci giorni. La pandemia sta creando nuovi movimenti mafiosi: «Gente in difficoltà si fa fare piccoli prestiti, duemila euro», cifre «che non risolvono il tempo del COVID-19. Creano il legame».

Alle auto degli operatori posteggiate lì davanti hanno tagliato le gomme per più giorni. A marzo la direzione distrettuale antimafia, guidata da Nicola Gratteri, ha iniziato a indagare. Panizza, che ha subito minacce sin dall’inizio della sua attività alla fine degli anni ‘70 racconta: «La beneficenza la vogliono fare loro, i mafiosi».

La pandemia sta creando nuovi movimenti: «Gente in difficoltà si fa fare piccoli prestiti, duemila euro», cifre «che non risolvono il tempo del Covid-19. Creano il legame».

Lamezia Terme: nella città calabrese, dove il comune è stato sciolto nel 2019 e lo scorso dicembre sono state annullate le elezioni per forti irregolarità, la comunità Progetto Sud, fondata da don Giacomo Panizza è di nuovo al centro di minacce e intimidazioni. Dal 2002 gestisce un palazzo confiscato alla cosca Torcasio. Negli anni passati operatori e abitanti della comunità hanno visto di tutto: bombe, portoni incendiati, furti, scariche di proiettili alle finestre.

Panizza, che vive in un programma di protezione da quando gli hanno affidato l’immobile, adesso però è preoccupato, proprio lì davanti «hanno tagliato le gomme per oltre dieci giorni di seguito ai nostri operatori. Un’intimidazione diretta ai dipendenti, un’esagerazione. Eppure non è cambiato nulla. La causa esatta non riesco a capirla». A marzo la direzione distrettuale antimafia, guidata da Nicola Gratteri, ha iniziato a indagare. Il 16 ancora un altro episodio di taglio delle gomme.

La comunità è nata alla fine degli anni Settanta per accogliere persone con disabilità e dare loro la possibilità di lavorare. All’inizio una ventina di donne e uomini, che oltre ad essere accolti fabbricavano mobili. Da lì, Progetto Sud si è evoluta con la storia. Appena la droga ha sconvolto gli anni ’80, Panizza ha capito che bisognava dare una mano anche alle vittime della dipendenza, e Progetto Sud ha iniziato a occuparsi di percorsi di recupero. Poi è arrivata l’accoglienza ai migranti. «Le nostre azioni sono interventi sociali», spiega Maria Pia Tucci, ufficio stampa della comunità.

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