Lamezia Terme: nella città calabrese, dove il comune è stato sciolto nel 2019 e lo scorso dicembre sono state annullate le elezioni per forti irregolarità, la comunità Progetto Sud, fondata da don Giacomo Panizza è di nuovo al centro di minacce e intimidazioni. Dal 2002 gestisce un palazzo confiscato alla cosca Torcasio. Negli anni passati operatori e abitanti della comunità hanno visto di tutto: bombe, portoni incendiati, furti, scariche di proiettili alle finestre.
Panizza, che vive in un programma di protezione da quando gli hanno affidato l’immobile, adesso però è preoccupato, proprio lì davanti «hanno tagliato le gomme per oltre dieci giorni di seguito ai nostri operatori. Un’intimidazione diretta ai dipendenti, un’esagerazione. Eppure non è cambiato nulla. La causa esatta non riesco a capirla». A marzo la direzione distrettuale antimafia, guidata da Nicola Gratteri, ha iniziato a indagare. Il 16 ancora un altro episodio di taglio delle gomme.
La comunità è nata alla fine degli anni Settanta per accogliere persone con disabilità e dare loro la possibilità di lavorare. All’inizio una ventina di donne e uomini, che oltre ad essere accolti fabbricavano mobili. Da lì, Progetto Sud si è evoluta con la storia. Appena la droga ha sconvolto gli anni ’80, Panizza ha capito che bisognava dare una mano anche alle vittime della dipendenza, e Progetto Sud ha iniziato a occuparsi di percorsi di recupero. Poi è arrivata l’accoglienza ai migranti. «Le nostre azioni sono interventi sociali», spiega Maria Pia Tucci, ufficio stampa della comunità.
La ‘ndrangheta non ha mai gradito. Panizza racconta…