a onlus Gulliver ha intrapreso un percorso di conoscenza e condivisione con la Fondazione Cattolica, dal nome “Contagiamoci”. Una conoscenza di 250 Enti del Terzo Settore che operano in tutta Italia. Uniti da cinque parole fondamentali: solidarietà, la sussidiarietà, la partecipazione attiva, la gratuità e la fraternità.

In questo spazio oltre a chiedere alla cittadinanza di entrare e prendere un bene dietro ad una offerta per sostenere tutte le opere della Onlus Gulliver, troverete dei beni prodotti da persone speciali con dei talenti diversi.

Entrate e fatevi spiegare dai nostri volontari, fatevi raccontare le loro storie.

Se prendete un bene sostenete le loro realtà, non acquistate nulla, ma sostenete delle storie, quelle storie con cui noi vogliamo tentare di vivere differentemente questo mondo.

Se entrate solo perchè vedete qualcosa che vi piace non fatelo, non entrate.

Abbiamo dato il nome “Generatività” a questo nuovo progetto.

Per comprendere il significato del concetto di generatività sociale è utile partire dalla sua radice latina ‘ gen’, la stessa di genitore, gente, ma anche di geniale e generoso. Il termine rimanda all’idea di inizio, di cominciamento, di intrapresa. Così intesa, l’idea di generatività permette di focalizzare, a livello sociale, la dialettica sempre aperta tra il movimento della vita e le forme in cui la vita stessa tende a declinarsi. È grazie a questa tensione che è possibile superare il tendenziale irrigidimento, la standardizzazione, la routine delle forme sociali e lasciare spazio alla nascita-rinascita di persone, cose, progetti, esperienze. Più profondamente, la parola ‘generatività’ rinvia però al greco che traduce un ‘essere, far essere, far esistere’ proprio dell’azione generativa.

Il concetto di generatività viene adottato in ambito sociologico da Mauro Magatti come una delle azioni trasformative che rendono le persone capaci di gestire una libertà che non è consumo individualizzato ma opera relazionale. Generatività “è un agire che ammette l’esistenza di un prima, di un adesso e di un dopo, in relazione a cui si assume la responsabilità del proprio darsi, accettando di essere aperti a ciò che non si conosce”.

La generatività è dunque un’azione consapevole, diretta a uno scopo liberamente scelto, rispettosa del contesto e aperta al futuro. Illustra Patrizia Cappelletti che “accanto alla più immediata generatività familiare e parentale, la generatività acquista una connotazione ‘sociale’ anzitutto perché la sua azione finisce per toccare cerchie sempre più ampie – un’impresa, una realtà associativa, una comunità locale – del presente e finanche del futuro (le prossime generazioni e i futuri assetti socio-istituzionali). Essa può concretizzarsi in una serie molto eterogenea di ruoli sociali… che presiedono in qualche modo alla funzione di trasmissione. Non secondariamente la generatività appare in grado di riallestire le condizioni di quello stesso sociale… Essa ricombina, riarticolandole, le categorie dell’innovazione (genialità) e della sostenibilità (eccedenza, gratuità, generosità)”.

Essere presenti supera di gran lunga le parole. La forza della presenza non è mai data dai riflettori, dai followers, dagli applausi, ma dalle conseguenze pratiche di una azione che si fa carico degli altri, si prende cura, lotta, si spende per generare quel bene sociale che tutti desideriamo. Le molte presenze significative e anonime operanti nella quotidianità creano respiro vitale per tutti.

La presenza esprime sempre intensità perché ha una forza propria, viene prima delle azioni anche se non le esclude mai, è significativa per sé stessa. Vive non perché domina, ma perché è radicata in una comunità. Così diventa profetica e alternativa: non si identifica con una persona, con un leader solitario, ma genera una comunità dove la fraternità armonizza differenze e talenti. (Don Adriano Vincenzi).