“Per ogni caso confermato, probabilmente ci sono altre 5-10 persone nella comunità con infezioni non rilevate. Questi casi, spesso lievi, sono responsabili per quasi l’80% dei nuovi casi, che non sono però necessariamente lievi.” Lo scrive il New York Times citando un rapporto basato su dati cinesi e pubblicato sulla rivista Science.
Il contact tracing è un possibile strumento, ma non è il solo. Un’altra fonte di dati è rappresentata dalle piattaforme social dove le persone stanno trascorrendo, oggi più che mai, la maggior parte del tempo. È lì che strutturano relazioni, e lì che raccontano cosa sta loro accadendo e come si sentono.
Trarre conoscenza dai dati (soprattutto da quelli non strutturati) vuol dire decifrare segni, individuare indizi, costruire ipotesi di pattern di comportamento, sviluppare algoritmi e modelli predittivi.
Siamo partiti da una parola chiave: febbre.
Intorno a questa abbiamo estratto i tweet prodotti nella giornata del 18 marzo.
Le parole emerse dall’analisi condotta mostrano come le persone stiano gestendo e raccontando il rapporto con la propria salute in un escalation di sintomi.