“Lavorare in modo sostenibile significa, innanzitutto, creare le condizioni affinchè le persone possano sviluppare la propria professionalità e rimanere attive durante tutta la loro vita in un ottica di costante employability, eliminando i fattori che scoraggiano od ostacolano l’ingresso, la permanenza e la crescita nel mondo del lavoro”: questa la definizione di “lavoro sostenibile” elaborata da Eurofound. E da qui parte l’attività di studio e ricerca di Fondazione Gi Group, che ha come scopo quello di fornire stimoli in questo senso all’azienda di cui è emanzazione, Gi Group Holding, ecosistema globale di servizi e consulenza HR.
“Il quadro del mercato del lavoro è, oggi, più complesso che mai: assisitiamo a scompensi causati dal forte rimbalzo del PIL nel post covid, unitamente alle rapide trasformazioni tecnologiche e alle nuove competenze richieste” spiega Francesco Baroni, Country Manager Italia di Gi Group Holding. E prosegue, forte di un’esperienza ventennale sul campo: “Il problema delle Agenzie per il lavoro non è più di trovare i clienti, ma i candidati in quantità e qualità richiesti, anche a causa del fenomeno delle “grandi dimissioni” che le aziende si trovano a dover fronteggiare, poiché le richieste di qualità dell’ambiente di lavoro, la flessibilità di orario e lo smart working stanno diventando il principale driver di scelta, soprattutto per le nuove generazioni“.
Ecco che la formazione, in particolare quella professionale, torna ad assumere un ruolo decisivo per soddisfare la domanda di competenze del mercato e assicurare l’employability delle persone.
Non a caso il PNRR l’ha riconosciuta come una delle principali priorità per lo sviluppo del paese, destinando importanti risorse per investire nei nuovi percorsi degli ITS e degli IFTS in apprendistato.
Un’altra sfida decisiva per la sostenibilità del nostro mercato del lavoro è la capacità di attuare le politiche attive del lavoro, cioè l’insieme dei servizi sostenuti da risorse pubbliche per promuovere occupazione ed inserimento lavorativo, anch’esse oggetto di un importante stanziamento nel PNRR.
Determinante è anche il ricorso a processi di orientamento, analisi, valutazione delle competenze e coaching per stimolare la motivazione delle persone occupate ad intraprendere percorsi di upskilling e reskilling.
Di fondamentale importanza è poi la necessità di riaffermare con forza il valore personale del lavoro, ricostruendo una cultura del lavoro che rischia di lasciare il passo a quella della comodità o dell’assistenzialismo.
In questo quadro, come è possibile dare un contributo concreto al lavoro sostenibile? Ci prova Gi Group Holding, con alcune iniziative che hanno il valore di progetti-pilota.
Innanzitutto l’allungamento della durata media dei contratti a tempo determinato e la triplicazione delle stabilizzazioni a tempo indeterminato, che oggi rappresentano più del 30% dei propri lavoratori somministrati alle aziende utilizzatrici.
Relativamente alla strategicità della formazione, nel 2021 è stato inaugurato nel quartiere periferico di Milano Quarto Oggiaro il Training Hub, uno spazio fisico di 5.000 mq di aule, laboratori e aree comuni di supporto all’erogazione di un’offerta formativa che abbia come unico driver l’ingresso, il rientro e la permanenza nel mercato del lavoro.
Val la pena sottolineare anche due iniziative specifiche di inclusione che sono state avviate: le Academy 100% employability e il progetto Women4. Il primo è teso a garantire il contratto di lavoro a tempo indeterminato alle persone disoccupate che decidono di accettare un’offerta formativa gratuita di Gi Group. Il secondo promuove l’employability femminile in quei settori tipicamente considerati a prevalenza maschile (informatica, automotive, logistica).
E poi i giovani, a cui sono dedicati il progetto orientamento in oltre 500 enti scolastici, che permette di entrare in contatto con oltre 40.000 studenti all’anno per accompagnarli alla scoperta del mondo del lavoro e favorirne la scelta professionale, e la promozione del contratto formativo in apprendistato di primo livello: così Gi Group prova ad arginare il numero, impressionante e drammatico, di giovani NEET (non in employment, education and training): oltre 2 milioni in Italia.