Prima della pausa estiva ho avuto occasione di scrivere su queste pagine (HR On Line nr. 12, giugno 2019) che si avvertiva un vento forte soffiare sulle imprese e la loro gestione, un vento che sollecita il ripensamento della stessa funzione dell’impresa nell’economia e nella più ampia società civile. Ricordavo il pensiero di un importante e influente uomo d’affari, Larry Fink, presidente di BlackRock, la più grande società di investimenti al mondo.
Nella lettera del gennaio scorso indirizzata ai CEO delle società in cui investe i soldi dei suoi clienti scrive: “Lo scopo [dell’impresa] non è solo la ricerca del profitto, bensì la forza propulsiva per ottenerlo. Utili e scopo non sono affatto in contraddizione, anzi risultano indissolubilmente legati tra loro”.
Durante il caldo agosto di quest’anno, il mondo degli affari è stato scosso da un fatto che ha attirato l’attenzione di giornalisti e studiosi. Anche Massimo Gramellini ha commentato quanto sottoscritto dai vertici di quasi 200 imprese americane, tra le più grandi al mondo, riunite attorno alla Business Rountable.
Su Il caffè del 20 agosto scrive: “Da Amazon a General Motors, i capi di duecento multinazionali si sono impegnati per iscritto a non fare più del profitto degli azionisti l’unico obiettivo. D’ora in poi conteranno anche le ragioni dei lavoratori e dei fornitori, dei clienti e dell’ambiente. Non sono diventati improvvisamente buoni. Ma sono uomini d’affari e hanno capito che un mondo troppo ingiusto non era più un affare neanche per loro”.