Piano C

Tra A e B meglio Piano C

PIANO C è uno spazio di sperimentazione di un nuovo modello di conciliazione famiglia -lavoro. Nato a Milano alla fine del 2012, PIANO C si propone come co-working, co-baby e community.

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Impresa

Milano

www.pianoc.it

Piano C | Tra A e B meglio Piano C

Piano C vuol dire non dover scegliere tra il piano A, il lavoro e il piano B, la famiglia. Piano C è l’innovazione del mettere insieme tutto, è una community, il primo coworking in Italia ad avere uno spazio cobaby.

Serve un cambiamento culturale che PIANO C prova a stimolare con i fatti, nell’idea che per supportare la presenza delle donne nel mondo del lavoro ci sia bisogno di nuove forme di organizzazione del lavoro stesso, di nuovi servizi flessibili per la famiglia, di accompagnamento alla riprogettazione professionale delle donne che desiderano rimettersi in gioco dopo la maternità, di nuove reti mix di relazione.

Da dove nasce l'idea

L’idea è quella di sperimentare concretamente, attraverso un business-case, un nuovo modello di conciliazione vita-lavoro.

L’idea non resta solo un’ipotesi, una bella intuizione. PIANO C si traduce subito in uno spazio concreto in cui fare innovazione sociale. “Mi sono detta: “Non facciamo una teoria, ma un business-case, un luogo in cui sia immediatamente visibile il fatto che si possa lavorare diversamente. Piano C si pone nella consapevolezza di essere una cosa piccola. Eppure è già un modello. Non c’è bisogno di spiegare granché” racconta Riccarda Zezza, mamma di due bambini, co-fondatrice di PIANO C.
Il problema che PIANO C vuole affrontare è urgente. Esiste una distanza ancora troppo profonda tra la realtà e il desiderio delle donne di contribuire attraverso la messa in gioco delle proprie competenze, capacità, talenti non solo alla propria crescita e quella della propria famiglia, ma anche al miglioramento della vita sociale, economica e culturale del mondo che spesso cresce ulteriormente con l’esperienza della maternità.

L’Italia è al 69° posto nel Global Gender Gap Index del World Economic Forum e tale posizione è perfino peggiorata negli ultimi anni. Gli analisti sono chiari nell’indicare la direzione di marcia: il PIL italiano aumenterebbe del 3% per ogni milione di donne entrate nel mondo del lavoro. Tale presenza sosterrebbe la redditività, migliorerebbe la governance, diminuirebbe la corruzione.

“Un grande tema dell’Italia, ma anche del resto del mondo, è che metà delle donne non lavorano, metà delle donne sono disconnesse, non hanno un diritto di cittadinanza… perché il lavoro non è solo reddito, è identità, è contare, è esserci, è partecipare.”

Riccarda Zezza, Presidente e co-fondatrice di Piano C

La Storia

Nella lettura di PIANO C tre sarebbero i nemici da sconfiggere per un rientro delle donne nel mondo del lavoro dopo la maternità: l’isolamento, la mancanza di aggiornamento, la solitudine.

Dopo 15 anni di lavoro per grandi aziende, Riccarda Zezza vive personalmente la fatica della conciliazione tra la sfera familiare e quella professionale. Anche a lei, come a molte donne lavoratrici, viene posta una scelta: ad un “più” di impegno sul fronte della maternità non può che derivare un “meno” sul fronte della presenza nel mondo del lavoro. Ma tra il piano A della famiglia e quello B della professione, Riccarda esce dagli schemi tradizionali del gioco e sceglie un piano C, dove una conciliazione è possibile, se supportata.

PIANO C nasce con l’intento di stare sul mercato e raggiungere una propria sostenibilità attraverso i servizi offerti alle imprese. Riccarda ci prova con la formula della SRL, ma l’operazione non è semplice. L’innovazione sociale non è cosa immediata, ci vogliono anni e tanti investimenti per poterla comunicare, renderla comprensibile e adottabile. La soluzione immobiliare – acquistare tanti spazi sul modello di PIANO C – non convince. Tuttavia, si intuisce che PIANO C sia sulla strada giusta per avviare un cambiamento culturale e di pratiche sociali.

Ed è a questo punto che Riccarda Zezza incontra Sofia Borri, mamma di due bambine e una grande esperienza nel campo del no profit. Riconoscendo la necessità di avviare una nuova fase, Riccarda “consegna” a Sofia la conduzione di PIANO C di cui mantiene la presidenza. A questo punto PIANO C imbocca la strada dell’impresa sociale e incomincia a dialogare con il mondo del Terzo settore, delle fondazioni, delle istituzioni.

A partire dall’ascolto delle donne, ma anche incontrando altre organizzazioni, imprese, fondazioni e istituzioni, il parterre dei progetti si amplia e diversifica con grande velocità. PIANO C si configura sempre più come un laboratorio di innovazione sociale. 

In questo senso si muove ad esempio il progetto “C to WORK”.

Nella convinzione (comprovata dai fatti) che sia più facile accedere al lavoro se si sta già lavorando, PIANO C propone percorsi di messa alla prova delle competenze e capacità delle donne uscite temporalmente dal mercato del lavoro. PIANO C funge da connettore da progetti proposti da aziende e da team multidisciplinari di donne costruiti ad hoc per rispondere in modo creativo ed efficace alla domanda posta dall’impresa.

In questo modo PIANO C offre un cappello, un ruolo, una identità temporanea che però si rivela molto efficace per restituire alle donne nuova consapevolezza di sé, senso di efficacia, una rilettura delle proprie competenze, un aggiornamento rispetto alle domande on going del mercato, nuove relazioni.

Gli aspetti generativi

PIANO C non è un ufficio di collocamento. Piuttosto è uno spazio di capacitazione e di valorizzazioni di competenze – come quelle acquisite con la maternità – che il mercato non riconosce.

PIANO C è riconosciuto dalle donne che vi transitano come una grande opportunità a livello personale e relazionale. Molti percorsi lo dimostrano con i fatti.
Per questo l’operazione di PIANO C appare generativa:
- nel provare a disegnare con ciascuna donna - quasi fosse un abito confezionato su misura – un nuovo progetto di vita e di lavoro;
- nel valorizzare risorse inespresse che, reimmesse in circolo, producono in un gioco win-win valore per molti;
- nel portare all’emersione una domanda disaggregata e trasformandola in urgente questione collettiva;
- nel lavorare per promuovere una cultura da trasmettersi fin d’ora ai propri figli in cui tutti, uomini e donne, possano realizzare pienamente se stessi pienamente nel lavoro e nella famiglia e contribuire alla felicità e alla ricchezza di tutti.

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