Alla Oliver Twist si cerca con grande determinazione di perseguire questa intuizione, a partire da una scommessa progettuale su ogni ragazzo, dove il Progetto è di vita e di lavoro, che si chiarisce e realizza attraverso progetti con la “p” minuscola, il tutto reso possibile da maestri che accompagnano al sogno, al Desiderio.
La scuola Oliver Twist, con i suoi tre indirizzi tessile/moda, legno/mobile, ristorazione, ha preso corpo, incarnando il principio dell’apprendere attraverso l’esperienza, arrivando a seguire oggi circa 380 ragazzi tra i 14 e i 18 anni. L’offerta formativa comprende corsi quadriennali di qualifica e corsi di formazione professionale, opportunità di orientamento e avvicinamento al lavoro rivolti anche a studenti drop-out, che vengono accolti e rimotivati, reinseriti in un percorso scolastico oppure avviati a una professione.
Non uno di meno è dunque, certamente, fra gli obiettivi di questo poliedrico luogo di apprendimento, nel quale questo motto non si declina solo nella dimensione del contrasto alla dispersione scolastica offrendo una “seconda chance”, ma si traduce in una azione preventiva all’abbandono formativo (inteso in senso lato sino a includere lo scarso rendimento negli studi, i fallimenti…), azione che si esplicita nella promozione di una pluralità di proposte professionalizzanti, capaci di rispondere alle capacità, ai desideri e ai bisogni differenziati dei ragazzi.
Per una scuola di questo tipo, il coinvolgimento del mondo del lavoro è centrale, anzi, vitale. Non stupisce, quindi, che particolare cura sia stata prestata, sin dal suo esordio, a coltivare rapporti di collaborazione, ma potremmo dire meglio di “alleanza educativa”, con le imprese e agli artigiani locali. Un’alleanza che chiama le une e gli altri a scommettere su questo progetto e ovviamente sui ragazzi ai quali offrono il proprio sapere e un cammino da percorrere insieme.
Più importante ancora di questo fitto tessuto di legami è l’approccio pedagogico, il senso attribuito al fare scuola, una scuola professionale, nello specifico, che considera l’apprendimento un’esperienza che matura attraverso il fare.
È qui che si situa uno degli aspetti più originali della proposta formativa della Oliver Twist, con l’apertura al suo interno delle cosiddette “botteghe”: veri e propri luoghi di lavoro, nei quali i ragazzi imparano un mestiere, seguono l’intero processo produttivo – dall’ideazione alla realizzazione – di un bene o un servizio pensato in vista della sua potenziale (se non effettiva) collocazione sul mercato; luoghi nei quali tanto le regole da seguire quanto ogni dettaglio dell’ambiente sono quelli propri di una realtà lavorativa.
Misurarsi con un incarico calato sin da subito nel concreto di una attività di impresa è solo uno degli elementi di forza della proposta. A ciò si aggiunga il particolare rapporto che si viene a creare tra gli alunni e i docenti, più opportunamente definiti anche maestri. Ogni ragazzo, infatti, è chiamato a vivere la relazione con i docenti in modo proattivo, come opportunità per scoprire tutto ciò che è rilevante sul piano delle conoscenze al fine elaborare e realizzare al meglio un originale progetto lavorativo. Diventa così centrale la dimensione della scelta, dell’impegno personale, della decisione di mettersi in gioco, scoprendo e valorizzando il proprio talento. Ciascuno è a suo modo unico ed eccellente, come è scritto all’ingresso della scuola (e come ogni ragazzo è guardato e accolto ogni giorno!), ma a ciascuno spetta di crederci, di spendersi in prima persona, come – sempre all’ingresso – ricordano uno scimpanzé a grandezza naturale e i versi di Dante “fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.