Associazione La Rotonda | Comunità di Baranzate
Siamo a Baranzate, una di quelle periferie milanesi che nei decenni scorsi ha saputo elaborare positivamente l’apporto offerto delle migrazioni interne dal Sud Italia, e produrre così ricchezza e coesione.
L’arrivo dell’ondata migratoria globale, agli inizi degli anni 2000, trova invece un quartiere stanco. Anche la comunità cristiana della parrocchia di Sant’Arialdo fatica a raccogliere questa nuova sfida.
E’ così che la trova nel 2004 il nuovo parroco, don Paolo Steffano.
E’ uno svuotamento di persone e attività ma soprattutto di desiderio, che interroga fortemente don Paolo e lo spinge a fermarsi e a rileggere il Vangelo.
“A cosa serve una comunità cristiana?” - si chiede a questo punto don Paolo - “Che volto di comunità cristiana costruire?”
Presi un tavolino da pic-nic e una sedia, il sacerdote decide di mettersi in strada e diventare accessibile alle persone che abitano il quartiere. E’ un immersione nella vita della gente che rende nuovamente possibile l’incontro.
Nelle pieghe della quotidianità – al mercato, fuori dalla scuola – si apre la possibilità di ascoltare le persone e il loro carico di bisogni, attese, preoccupazioni, ma anche le tante risorse.
Nella convinzione che non si tratti di “tirare dentro”, ma di provare ad essere una “Chiesa in uscita” secondo le indicazioni di papa Francesco, don Paolo, insieme a tante persone disponibili, dà avvio alle prime risposte organizzate dedicate, in particolare, ai bambini, italiani e stranieri, e alle giovani mamme.
Da dove nasce l'idea
La consapevolezza di dover “lasciare andare” quelle stesse iniziative per renderle davvero autonome dalle vicende della parrocchia e dunque sostenibili, porterà alla nascita dell’associazione di promozione sociale “La Rotonda”, un nome che rimanda ad una immagine di Chiesa come realtà aperta e in continuo movimento del Cardinal Martini.
“La Rotonda” diventa presto un nuovo autore della storia del quartiere. Grazie alle competenze e disponibilità di operatori e volontari, insieme ci si propone di rispondere ai bisogni delle persone del quartiere come occasione per far “ripartire” la vita. Ogni incontro diventa così un momento abilitante per favorire la loro piena fioritura, nella libertà, dell’altro.