L’Italia è il secondo Paese al mondo, dopo gli Usa, ad avere introdotto le Società Benefit, cioè aziende che per statuto giuridico non si misurano solo su produttività e profitto, ma su standard etici, ambientali, culturali. In una parola: sul beneficio sociale.
Questo percorso di certificazione B-Corp, che molte imprese stanno intraprendendo nel solco della sostenibilità, rischia però di rimanere un’operazione di facciata o di risolversi in un mero cambiamento organizzativo e strategico, perdendo di vista la sua valenza profonda.
La decima edizione di “Conversazioni”, organizzata da Fondazione per la Sussidiarietà, Fondazione Ceur – Centro Europeo Università e Ricerca e Generatività Sociale, a Milano il 29 e 30 giugno, fa luce sul potenziale impatto dell’introduzione delle Società Benefit in relazione al bene comune.
Quale cambio di mentalità richiede questa pratica e quale dinamica culturale implica?
Che ruolo deve giocare il “fattore umano” per evitare che si affermi una logica tecnocratica centralistica e spersonalizzante?
In quale modo il processo di trasformazione può essere condiviso da tutti i soggetti coinvolti (management, maestranze, stakeholders, territorio, comunità)?
Questi i temi che verranno affrontati – dal punto di vista sociale, economico, giuridico e politico – nella due-giorni al Camplus Milano Turro, grazie al coinvolgimento di voci autorevoli del mondo della sostenibilità, dal Sociologo Mauro Magatti a Matteo Trotti, Head of Quality and Impact Manager di D Orbit, passando per Ali Reza Arabnia, Chairman & CEO di Gecofin.
Qui il programma completo della decima edizione di “Conversazioni”.