Ha origini antiche la storia recente del Borgo di Padernello e del suo Castello restituito alla comunità. Essa richiama, infatti, l’esperienza antica comunale fondata sull’autogoverno e la solidarietà, percorsi generosi di cooperazione civile e sociale. La storia del Castello di Padernello raccontata da Domenico Pedroni e Gian Mario Andrico ci dimostra come la bellezza sia un grande valore patrimoniale e come la sua salvaguardia e cura possano essere un volano per nuove economie.
Realizzare una catena di servizi, nuovi lavori, competenze, attrattività e coesione: mi piacerebbe che questa buona pratica diventi lo stile di tutto il nostro Paese. Paese che ha bisogno di nuovi patti e nuovi contratti per mettere a valore le risorse umane e ambientali che possiede, ma che rischiano di andare disperse. Penso anche alla capacità che il FAI ha di intercettare questi casi e di riportarli all’interno della sua strategia di attenzione al Paese e al suo Paesaggio.
Penso che il Paese dovrà essere grato ad entrambi, alla Fondazione Nimphe del Castello e al Fondo Ambiente Italiano, per avere sviluppato queste opportunità culturali, che sono sociali, economiche, patrimoniali, tecnologiche, relazionali, generative e di metterle in relazione tra di loro. Il sistema locale, banche comprese, ha reagito alla possibilità di perdita di un bene comune, che da più di trenta anni era in condizioni di abbandono e se ne è fatto carico, coinvolgendo la parte pubblica e quella privata (finanziatori e volontari), e cominciando un’opera di manutenzione complessa che è diventata la bandiera del paese ma anche un buon esempio di cura ambientale che il FAI promuove.