24Bottles  Vai alla Storia

Message in a bottle

di Redazione

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24bottles è una idea imprenditoriale nata da Matteo Melotti e Giovanni Randazzo, due giovani emiliani che nel 2010, insoddisfatti del lavoro in una banca bolognese, lasciano il posto fisso per diventare imprenditori.
Il loro core business si delinea a partire da una grande sensibilità ambientale che porta Matteo e Giovanni a guardare con preoccupazione il cestino quotidianamente colmo dei rifiuti di bottiglie di plastica vuote. Uno spreco. Un inutile impatto sull’ambiente. Un costo sociale.
I due si informano, raccolgono dati. Cresce l’idea di ricercare un’alternativa.
Da qui prende forma quella che sarà la loro idea imprenditoriale: produrre una bottiglia multiuso e dunque sostenibile.
La bottiglia riciclabile esiste già, come ben sanno gli sportivi, ma si tratta di un oggetto di nicchia, per specialisti.
Matteo e Giovanni, invece, riconcettualizzano il prodotto, disegnando una nuova bottiglia in grado di incontrare il gusto e le esigenze della vita di città: dovrà essere un oggetto pratico, utile, sostenibile, durevole e soprattutto bello.

L’eccellenza del materiale (ricercata con determinazione ma senza esito in Italia e in Europa) non è però sufficiente a fare il successo della bottiglia. Ci vuole un tocco di italianità. Così ci si concentra sul design. Le linee sono essenziali, pulite. I colori vivaci seguono i trend della moda.
La definizione del cliente ideale – il cittadino attento alla qualità della vita e all’ambiente, che si muove in bicicletta, va in palestra, vive in modo dinamico la città – porta 24bottles a sviluppare tutta una serie di accessori che vanno a rinforzare pratiche sostenibili: l’uso della bicicletta anche in caso di pioggia – da qui lo sviluppo dei gambali – l’uso dei mezzi pubblici – che porta alla creazione di un apposito zaino multiuso – e così via.
Oggi l’azienda fattura per l’80% all’estero. Il mercato italiano deve ancora crescere sul tema della sostenibilità. Ma Matteo e Giovanni credono nel prodotto e non temono di investire sul lungo periodo. Da qui nasce l’impegno con le scuole. Alle scolaresche vengono regalate le urban bottle simpatiche, vivaci, leggere, colorate, spesso sponsorizzate da imprese o attività commerciali locali, mentre nella scuola si installa un erogatore con l’acqua pubblica.
Tutti ci guadagnano e si educano le nuove generazioni.

L’estate scorsa Matteo e Giovanni hanno provato a sbarcare in Riviera, con l’idea di ridurre il consumo di bottiglie di plastica che d’estate soprattutto causa un notevole impattato ambientale, sia rispetto ai consumi, che alla logistica e al ritiro dei rifiuti.
Alcuni centri balneari hanno messo un erogatore a gettoniera (così i bagnini hanno il loro ritorno) mentre le bottiglie con il nome del bagno diventano un simpatico gadget. E’ un successo.
24bottles è un bell’esempio di shared value, così come teorizzato da Porter e Kramer, due guru del management globale. L’idea, che ha avuto notevole successo tra gli accademici come a livello manageriale, prova a ridefinire il concetto di valore e il modo in cui generarlo.
Da decenni il business è stato visto come una delle maggiori fonti dei nostri problemi sociali, ambientali e economici – basti pensare alle vicende dell’Ilva di Taranto – e se molte imprese hanno abbracciato la cosiddetta Corporate Social Responsability una piena rilegittimazione dei soggetti economici è di là da venire.
Il nodo da sciogliere sarebbe legato alla visione a breve, brevissimo termine adottata da molte aziende che hanno perseguito l’ottimizzazione delle proprie performance finanziarie ignorando i loro impatti più vasti sulla società, ovvero ciò che garantisce la loro continuità e determina il loro successo nel lungo termine.
E’ necessario riconnettere economia e società, raccontano Porter e Kramer. Da qui un nuovo ruolo per l’impresa chiamata ad agganciare risultati economici e progresso sociale e a ripensare ai modi in cui essa crea valore.
L’obiettivo è quello di creare valore economico e, insieme, sociale, dove l’impresa diventa agente di sviluppo sostenibile.

E’ facile rileggere la storia e le scelte di 24bottles all’interno di questa prospettiva. Matteo e Giovanni ci stanno mostrando cos’è lo shared value e come si fa.
A partire da un bisogno sociale ancora insoddisfatto prende forma una nuova idea imprenditoriale che, ben raccontata, raccoglie crescenti successi economici ma anche contribuisce a modellare un nuovo design del sociale proponendo comportamenti e scelte sostenibili, salubri, che esprimono corresponsabilità per il futuro del pianeta.
24 bottles svolge dunque una funzione economica e al contempo sociale e culturale nel sensibilizzare le persone ai grandi temi globali (la riduzione dei rifiuti, il riuso dei materiali, l’acqua) agganciandole con un prodotto che piace, che è utile, che distingue.
Matteo e Giovanni spendono tanto tempo a raccontare la loro idea nelle scuole e mentre educano le nuove generazioni ampliano il loro potenziale mercato.
Così con una bottiglia si generano e si fanno circolare “valore” e “valori” che, come direbbero Porter e Kramer, concorrono ad avviare una nuova fase di innovazione e di crescita e forse perfino a reinventare il capitalismo.