L’idea, sviluppata con la moglie Barbara, porta a trasformare i due creativi in imprenditori, cosa non facile, soprattutto in Italia.
Marco racconta: “Quella che poteva essere una disdetta è stata un segno divino! Perché questa idea di Brandina non l’avevo dimenticata… ce l’avevo sempre in testa ma non riuscivo mai… Quindi ho detto: “Adesso ci dedichiamo a questa cosa!” E ci siamo impegnati! Da una criticità è scaturita una cosa positiva! Prima lo studio era 90% clienti esterni, ora il 90% è Brandina. Molti clienti sono spariti, non esistono più, altri hanno fatto le cose internamente o è subentrata una diversa direzione manageriale. Le cose sono cambiate ma fortunatamente siamo cambiati anche noi! Abbiamo investito su questa cosa che è Brandina e l’abbiamo portata avanti…”.
Continua: “Per fare un prodotto di qualità ci sono tanti costi, di comunicazione, di produzione, del materiale, della progettazione. La pelle deve essere buona, buone le rifiniture, il laboratorio buono e tutto il resto… E tutto questo preme sul prezzo. Non ci siamo affidati ad un’azienda dove noi arrivavamo e dicevamo: “Questo è il modello!” Noi acquistiamo il prodotto, il tessuto lo disegniamo noi, facciamo produrre il colore del filo, facciamo produrre il tessuto, poi acquistiamo la pelle, gli accessori, il filo, la fodera… Acquistiamo il 99% in Italia… Poi portiamo tutto ai laboratori a cui paghiamo la façon. E così siamo riusciti a far tenere il prezzo basso… In questo, però, nessuno ci ha aiutato…” – racconta Marco senza celare il disappunto nei confronti di uno Stato assente quando con pressante con un carico fiscale sempre più problematico per chi vuol fare e vivere d’impresa.
All’inizio le borse vengono vendute in negozi multimarca, poi, la svolta coraggiosa. “Eravamo ospitati da altri persone, all’interno di uno spazio che parlava un linguaggio omologato, universale, piatto, che si adattava a tutte le cose che rappresentava…”.
Da lì l’idea di creare i propri negozi dove si parla un linguaggio specifico, quello del mondo Brandina. “Noi abbiamo creato un marchio di grande personalità, di grande energia e avevamo bisogno di un contenitore diverso. Non si chiamano né boutique ma “botteghe” Brandina! Abbiamo voluto riprendere il concetto della bottega tradizionale, del bancone, della signora che ti serviva, la merce esposta, la possibilità di toccare, di prendere, provare…”.
Interviene Barbara: “Io credo che sia proprio nel Dna nostro… L’idea di vacanza, gioia, spensieratezza. L’idea era di creare un prodotto che lo trasmettesse a tutti!”.