Abbiamo scelto di far parte dell’Alleanza perché protagonista del cambiamento non è più la disabilità o le organizzazioni e i servizi che la rappresentano ma piuttosto la comunità che ci circonda: la disabilità è puro mezzo per relazionarsi con la comunità. Ancora meglio possiamo sottolineare come la valorizzazione della fragilità sia una modalità per creare una comunità che possa fare proprie categorie generative. Una comunità capace di creare una contaminazione di competenze diverse ha la possibilità di rispondere a complessità maggiori in modo più conveniente, innovativo e creativo.

Profilo Azienda

Più di un Sogno nasce nel 2007 alle porte della crisi economica, culturale e antropologica che ben conosciamo immergendosi, forse non con una immediata consapevolezza, nei mutamenti di aspettative e approcci che successivamente si sono formati.
Lo spirito istituente di Più di un Sogno è basato su una duplice visione: sviluppare progetti personalizzati, coordinati e continuativi che rientrino in un Progetto per la qualità di Vita della persona con disabilità intellettiva da una parte e il fare questo in un’ottica di sostenibilità dall’altra, dove per sostenibilità si fa riferimento al concetto di durevolezza sia dei progetti che degli investimenti economici necessari.

La volontà iniziale dei fondatori è stata di strutturare una organizzazione che si facesse interlocutore verso tutti i portatori di interesse, direttamente e indirettamente coinvolti con il mondo della disabilità: famiglie, ente pubblico, imprese e società civile. Il ruolo che si è assunto è stato quello di essere soggetto attivo nell’individuazione dei bisogni, nella loro elaborazione e nella proposta di soluzioni, non in un’ottica di supplenza o di sostituzione dell’azione pubblica ma piuttosto per ampliare e integrare le opportunità.

Intrinseco, quindi, in Più di un Sogno l’approccio sussidiario inteso nella sua evoluzione più attuale ossia quello circolare che ha determinato la mutazione della posizione e delle responsabilità degli attori del welfare.
In tal senso quindi la logica a cui si afferisce, e che si trova nella stessa Riforma del Terzo Settore, non è quel-la di un modello antropologico regolato dalle categorie che hanno portato alla crisi prima citata, ma piuttosto alla creazione di alleanze generative tra soggetti che fino ad un decennio fa si ponevano in posizioni, ruoli e relazioni spesso in antitesi.