Patria della Bellezza è una piccola ma solida Fondazione, nata nel 2015, che si è data lo scopo di promuovere e mettere al centro del sentimento comune il valore della bellezza, in tutte le sue forme ed espressioni, come modo d’essere del nostro paese e come strumento per l’economia dei suoi territori.

Guidata da Maurizio di Robilant, un imprenditore nel settore del branding e del design, un anno fa, in pieno tempo di Covid, ha deciso di fare una torsione vitale, quella di passare da una visione top down, per anni la Fondazione si è occupata di grandi ricerche e progetti nazionali, a una visione dal basso con lo scopo di sostenere e aiutare concretamente quei territori che vogliono sollevarsi da soli, mettendo a “profitto” il valore della loro multiforme bellezza.

L’idea di fondo è quella di costruire attraverso le eccellenze delle singole realtà, partendo dal patrimonio artistico e culturale di ciascuna, e dall’orgoglio e dal senso civico delle comunità, una nuova stagione di crescita e di sviluppo dei territori che sia in grado di capovolgere il senso di frustrazione che spesso pervade il nostro paese.

La Fondazione ha così fatto una piccola cosa concreta: un bando, che mette in palio due premi in denaro e due in consulenza. A questa chiamata hanno risposto più di settanta iniziative dimostrando la vitalità e la ricchezza dei territori italiani. Dopo una lunga selezione, che ha coinvolto un board di esperti in varie discipline e professioni, hanno vinto Mudis, il progetto di un museo diffuso nel Sulcis di Sardegna; la Gypsotheca di Possagno, il museo che raccoglie i gessi di Antonio Canova; Muse un progetto, antico ma formidabile, per portare l’arte nelle scuole e i Borghi Sibillini una rete di comuni bellissimi e segreti nelle Marche.

Molti altri progetti sono stati ritenuti, dalla giuria, meritevoli d’essere patrocinati, tra cui quello, a me molto caro, del Borgo e del Castello di Padernello. Per questi progetti la Fondazione cercherà altri sponsor e altri mentori per sostenerne la crescita. Poiché siamo membri dell’Alleanza abbiamo avuto con i coordinatori del progetto, giusto in questi giorni, una conversazione su Zoom in cui abbiamo discusso di due temi rilevanti che emergono dalle nostre simili attività.

Primo la necessità di aprire le porte ai progetti dei giovani. C’è un rischio concreto, e la prima analisi dei partecipanti al bando lo evidenzia, che i giovani  rimangano schiacciati tra le molte attività adulte e il lavoro di promozione verso l’infanzia che in Italia ha una secolare tradizione nel nome di Montessori e di Munari. Stiamo pensando, quindi, nel prossimo bando, di aprire una sezione specifica per loro che sono i protagonisti più immediati del nostro futuro.

In secondo luogo, abbiamo parlato a lungo della ricchezza che abbiamo tra le mani, una ricchezza che trapela dalle molte iniziative che hanno partecipato al bando ma che già si era vista nel lavoro di Alleanza (l’Archivio, la Prossima Generazione). Abbiamo deciso, quindi, di analizzare con cura questo patrimonio, di considerarlo come una biblioteca per il futuro del paese: analizzare le situazioni più avanzate e quelle progettualmente più formate può consentire di dare un miglior aiuto e sostegno a tutte le altre. Può aiutare ad evitare errori e a cogliere opportunità.

Di questi tempi, incerti e feroci, si può avere tutte le speranze che si vuole nel nuovo governo e nei fondi Europei, il cui vero nome, non a caso, è Next Generation, ma conoscendo il nostro paese, le sue mollezze e le sue molte tortuosità, rimboccarsi le maniche è meglio.