Da Il Sole 24 Ore

Armando Pujatti guida da dieci anni la Marrone, azienda leader nella produzione di banchi di cottura per ristoranti e alberghi, pochi km da Pordenone. Come molte altre medie imprese, Marrone è cresciuta scommettendo su prodotti su misura per i mercati internazionali, su tutti Cina e Giappone. Chi visita gli spazi dedicati alla produzione rimane impressionato dalla presenza di tanti collaboratori giovani.

Questi giovani presidiano le diverse aree di lavoro, dal taglio della lamiera alla saldatura. «Si fa molta fatica a trovare giovani che abbiano le competenze per lavorare in imprese come questa» ripete spesso Pujatti. «Ci vuole passione per la lavorazione dell’acciaio, ma ci vuole anche tanta confidenza con il digitale. Le persone che assumiamo devono avere il piacere di lavorare con questo materiale ma devono essere a proprio agio con il Cad e l’automazione. Selezionare i candidati giusti non è facile».

Il punto di vista di Pujatti è tutt’altro che un’anomalia nel contesto delle imprese manifatturiere di successo del nostro Paese. Stando alle statistiche proposte qualche giorno fa da Excelsior Unioncamere le imprese che si trovano nella situazione di Marrone sono molte. I numeri sono presto riassunti: Excelsior stima che fra agosto e ottobre di quest’anno entreranno nel mercato del lavoro 875.600 persone, di cui il 34% (circa 300.000 unità) saranno giovani fino a 29 anni.

Se si considerano le dieci professioni con maggiore difficoltà di reperimento, le statistiche mettono in evidenza una particolare sofferenza in tre ambiti fra loro collegati: i tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione, dove la difficoltà di reperimento è massima (63%), gli operai nelle attività metalmeccaniche e elettromeccaniche (47%) e gli operai nelle attività metalmeccaniche richiesti in altri settori (47%). In totale si stima che, nei prossimi tre mesi, circa 40.000 giovani entreranno nel mondo del lavoro assumendo ruoli non molto diversi da quelli proposti dalla Marrone senza che vi sia una adeguata regolazione a livello di mercato del lavoro.

Come superare questa impasse? Se guardiamo a livello internazionale non ci sono molti dubbi. È necessario puntare sulla formazione tecnica post diploma. I nostri giovani, dopo l’esame di maturità, devono poter accedere a percorsi di studi e di alternanza scuola lavoro in grado di fornire conoscenze e competenze cruciali in particolare per quelle medie imprese che oggi affrontano la rivoluzione della manifattura digitale.

In Italia, questo ruolo di promozione della formazione tecnica superiore è stato svolto principalmente dagli ITS (Istituti Tecnici Superiori) che oggi sono incardinati in oltre 90 fondazioni a scala nazionale. Gli ITS hanno svolto un lavoro essenziale nel collegare il mondo della scuola con il mondo delle imprese ottenendo risultati significativi soprattutto dal punto di vista dell’inserimento dei diplomati all’interno del mondo del lavoro.

Sono i numeri che non tornano. Oggi gli studenti iscritti agli ITS è inferiore alle 10.000 unità contro gli 800.000 nelle Fachhochshule tedesche e i 240.000 che studiano in Francia per ottenere un BTS – Brevet de Technicien Supérieur.

Come avviare un percorso di crescita che consenta a questo tipo di proposta formativa di colmare il vuoto di offerta oggi messo in evidenza dalle statistiche di Excelsior? Due sono le priorità da affrontare.

Un primo nodo per rendere più appetibili questi percorsi è lavorare sul metodo didattico e sulla comunicazione alle famiglie. I giovani devono poter capire cosa e come si apprende all’interno di un percorso di formazione tecnica superiore. Su questo fronte il Miur ha avviato sperimentazioni importanti nel corso dell’ultimo anno per rinnovare e rendere omogenea la didattica all’interno degli istituti e per differenziare l’apprendimento degli ITS rispetto a quello universitario. «Progettare, prototipare, valutare» sono le tre parole chiave che il sottosegretario Gabriele Toccafondi ha utilizzato per sintetizzare una didattica che punta a mettere insieme sapere e saper fare. Un messaggio forte che ora va trasferito alle famiglie e ai neodiplomati.