Siamo quasi alla fine della quinta settimana di crisi. Oggi pomeriggio, come tutte le settimane, ci vedremo in video conference per parlare di come gestire i nostri progetti, capire chi può fare cosa, chi sta finendo un progetto e può farsi carico di altre attività o chi è scarico, come diciamo noi.

Oggi, per la prima volta da tante settimane ci troveremo di fronte una situazione diversa. Dopo tante settimane di crescita, di nuovi progetti, di difficoltà a trovare persone da staffare (altro brutto termine) sui progetti nuovi, ci troveremo a parlare del fenomeno inverso. Nonostante i nostri sforzi, la spinta per trovare nuovi lavori, le nuove capacità di lavorare da casa che abbiamo messo in campo ci troveremo a fare i conti con il fatto che il mondo là fuori rallenta, che i cantieri per la maggior parte sono chiusi, che le possibilità di movimento sono sempre più strette e questo ha un effetto concreto sulle persone che non possono portarsi a casa i cantieri, non possono fare i sopralluoghi con un telefono per quanto smart, che non hanno in questa fase niente da fare. Ci troveremo a fare i conti con clienti che rinviano i progetti e ci chiedono di sospendere le attività.

Per la prima volta ci troveremo a parlare di un vuoto, consapevoli che siamo solo all’inizio e che questo vuoto potrebbe allargarsi molto nelle prossime settimane, man mano che i progetti in corso si avvieranno alla conclusione, se non saremo in grado di portare a casa nuovi progetti.

Queste riunioni sono molto importanti: sono momenti di confronto con la realtà e di dialogo. Ci si spaventa e ci si rassicura, scenari ottimistici e cupe visioni si alternano. Cerchiamo di dirci le cose come stanno, di accogliere e rassicurare i più timorosi e di accompagnare e mitigare i più spavaldi. Il dialogo aperto aiuta, fa capire le difficoltà del momento ma tiene vivo l’obiettivo di risolvere insieme i problemi. Ognuno di noi sente che il proprio punto di vista è considerato: abbiamo il diritto e il dovere di influenzare gli altri e la responsabilità di farlo considerando le ricadute dei nostri pensieri e dei nostri atteggiamenti sulla nostra comunità.

Si sta avvicinando il momento di decisioni difficili, quando non ci sarà abbastanza lavoro per tutti noi e quando le risorse finanziarie andranno in tensione. Sarà un’esperienza nuova, in cui faremo i conti con la nostra capacità di essere coerenti con i valori della nostra impresa e leali con la comunità di cui facciamo parte. E dovremo decidere senza la possibilità di guardarci dritto negli occhi.

Da un po’ di settimane queste riunioni avvengono in videoconferenza. Meno male che c’è questa possibilità, perché ci consente di tener vivo il processo, ma non è la stessa cosa.

“Le piante non si muovono ma comunicano tantissimo” dice Stefano Mancuso e questo ci colpisce. Nel momento in cui a noi viene proibito il movimento ci rendiamo conto di quanto la comunicazione per telefono o in rete sia solo un pallido simulacro della comunicazione di persona. Quanto ci mancano i sorrisetti ironici, gli occhi che ci guardano e quelli che sfuggono. Quanto ci mancano i movimenti nervosi sulla sedia, i colpi di tosse, i bicchieri d’acqua bevuti per prendere tempo, gli sguardi incrociati o le mani che fanno fatica a stare ferme. Ci vediamo ma non ci capiamo.  Dobbiamo compensare la mancanza della comunicazione non verbale con altre forme di comunicazione, in sostanza dobbiamo fare come le piante: comunicare molto di più se vogliamo davvero capirci.

Entrano in gioco nuove capacità e approcci innovativi che consentono l’emersione di nuove leadership. Abbiamo parlato della crisi come acceleratore dell’innovazione tecnologica e possiamo parlare con serenità dell’innovazione tecnologica come acceleratore del processo di innovazione organizzativa. E’ un processo positivo che mette al centro nuove generazioni di leader che dominano i nuovi strumenti e che devono farsi carico in prima persona del cambiamento che sta avvenendo e da cui non si tornerà indietro.

Per molti capi è un’occasione per dare spazio: inizia quella fase del “lasciar andare” che è parte integrante del processo di crescita ed è uno dei doveri dei capi. Non sempre simo pronti a fare questo passo, forse il più difficile, ma questa fase così turbolenta travolge i ruoli e crea nuove dinamiche. Il mondo che ci aspetta alla fine di questo tunnel sarà delle nuove generazioni di leader.

di Franco Guidi