Una transizione è una fase di passaggio da uno stato ad un altro, da un equilibrio ad una nuova condizione. E’ un traghettamento che, tuttavia, non è sempre naturale e indolore.
Durante una transizione, infatti, i mutamenti in atto, non sempre previsti e controllabili, costringono a cambiamenti profondi nelle abitudini, negli atteggiamenti, nelle prospettive. Una transizione richiede un cambio di paradigma. La transizione è un fatto totale.

Ciò che prima andava bene, ora manifesta la sua obsolescenza e la sua inefficacia. Le categorie del passato risultano inutilizzabili e una nuova realtà si impone, nei fatti.
Coglie molto bene il punto il filosofo della scienza Thomas Kuhn: “I paradigmi raggiungono la loro posizione perché riescono meglio dei loro competitori a risolvere alcuni problemi che il gruppo degli specialisti ha riconosciuto come urgenti.”

Che ci siano problemi urgenti non lo dicono, ormai da tempo, solo gli specialisti. Tutto intorno a noi preme per nuovi approcci – il cambiamento climatico, le trasformazioni nelle strutture demografiche, le grandi migrazioni, le diseguaglianze crescenti, la rivoluzione tecnologica, il gap conoscitivo tra persone e sistemi, la tenuta delle democrazie, solo per citarne alcuni.
Il problema è, semmai, come fare. Da qui la ricerca di un rinnovamento nei modi di produrre, consumare, abitare, investire, governare.

Come rispondere alla domanda di transizione? Spaventarsi e fuggire? Vivere come se nulla fosse? Oppure, trasformarsi, cogliendo l’occasione per aprire nuove possibilità di vita e costruire assetti più evoluti?

E’ attorno a questa domanda che si è articolato il programma della Giornata della Generatività sociale 2019 di sabato 23 novembre 2019.
Organizzata a Padova, nella cornice del progetto Padova Capitale Europea del volontariato 2020, la giornata è stata intitolata “Transizioni. Imparare a muoversi in un nuovo ambiente” ed ha previsto tre cantieri di lavoro: la transizione ecologica che ha posto al centro il tema della risorse, dell’ambiente, della qualità della vita; la transizione comunitaria, con l’accento sui beni comuni e la loro gestione, la coesione e l’inclusione sociale; la transizione organizzativa, con le trasformazioni che impattano sulle persone e le organizzazioni, sul lavoro e il fare impresa, sulle conoscenze e la formazione.

Il format ha previsto una mattinata di ascolto e di dialogo con testimonial autorevoli dei mondi scientifico, culturale, sociale e imprenditoriale, portatori di riflessioni e di proposte ma non di meno di esperienze e sperimentazioni promettenti nell’accompagnare queste complesse transizioni.

Tra i partecipanti Corrado Passera, Walter Ganapini, Tommaso Vitale, Maria Luisa Parmigiani, Gaetano Giunta, Carola Carazzone, Michele Pasinetti, Andrea Rapaccini, Johnny Dotti.

Il pomeriggio ha visto, invece, un momento di attivazione condotto da Dance Well, movement research for Parkinson, pratica artistica rivolta principalmente a persone affette da morbo di Parkinson, ideata e promossa dal CSC Casa della Danza di Bassano del Grappa, raccontate nell’Archivio della generatività sociale,
E’ quindi seguito un confronto in gruppi di lavoro sulle tre transizioni.

La giornata si è conclusa con un rilancio di Mauro Magatti che ha sottolineato in particolare come l’ecosistema della generatività sociale stia contribuendo a “mettere al mondo” – insieme ad altri in Italia e in altri Paesi Occidentali – un nuovo linguaggio e nuovi simboli nell’intento di “rilegare” – come l’etimologia di entrambi i termini rimanda – quanto questo tempo tende a frammentare, a dividere. Una rilegatura che appare tanto più necessaria a fronte alla grande sfida della transizione.

Da qui la rilevanza di momenti come l’appuntamento padovano, che ha visto il convergere di numerosi protagonisti di una rete “generativa” che sta emergendo in modo sempre più evidente e significativo nel Paese e che, anche grazie alla Giornata della Generatività sociale, ha avuto modo di ri-conoscersi e connettersi, per mobilitarsi e avviare processi diffusi di trasformazione economica, sociale, culturale e istituzionale.
A questo proposito, il nuovo sito generatività.it si propone come una piattaforma di riferimento per la condivisione di proposte e riflessioni, progetti e appuntamenti.

Le transizioni segnano tempi inquieti perché il passaggio verso un equilibrio diverso è in realtà un disequilibrio, un’esposizione ad un “disordine”.
Per questo le transizioni possono suscitare negazione, o conservazione. Possono degenerare in arretramenti e arroccamenti e perfino richiedere il ricorso a stati di emergenza con una restrizione delle possibilità di evoluzione a opera di chi promette ordine e continuità.
Ma c’è un’altra possibilità, quella di cogliere la sfida come un’opportunità di mettere al mondo cose nuove. Di iniziare, di intraprendere. E questo può accadere solo adottando un paradigma positivo, capace di infondere fiducia nel passaggio, e non paura. Capace di mettere nuovamente insieme le persone, invece di isolarle rendendo impensabile qualsiasi azione collettiva e dunque realmente trasformativa. Di renderci tutti più autori e non spettatori di questa transizione, confermando la possibilità per ognuno di dare il suo personale contributo, e lasciare un segno.
In questa fase non ancora chiara nei suoi esiti (al di là delle tante previsioni, dove stiamo andando nessuno esattamente lo può sapere), la consapevolezza di questo passaggio diventa uno strumento di libertà.
Perché solo riconoscendo l’esistenza di un’alternativa – da quale paradigma vogliamo lasciarci ispirare, orientare, mobilitare – è possibile davvero scegliere quale vita vogliamo vivere. E scegliere cosa davvero merita la nostra vita, che, alla fine, è una transizione essa stessa. Un susseguirsi incessante e sorprendente di cambiamenti.

 

TRANSIZIONE ECOLOGICA

 

TRANSIZIONE COMUNITARIA

 

TRANSIZIONE ORGANIZZATIVA