Il virus mette alla prova le democrazie moderne

Per la rubrica Opinioni del Corriere della Sera

di Mauro Magatti
31 Marzo 2021

Condividi:

La complessità ha bisogno di competenza e livelli adeguati di decisione. Ma questo tende a portare verso una maggiore concentrazione delle facoltà decisionali.

La pandemia è a tutti gli effetti uno «stress test» per le democrazie contemporanee che devono simultaneamente gestire l’emergenza medica, alleviare la grave sofferenza sociale ed economica, portare a termine in fretta la campagna vaccinale. Occorre tanto pragmatismo (come ha detto Draghi) ma anche visione: più che una spiacevole parentesi, questi mesi di inaudita complessità sono definiti da ciò che viene demolito, piuttosto che da ciò che si sta costruendo.

In un mondo in cui la ricerca e la scienza sono beni essenziali, le istituzioni pubbliche — che pure devono avere un ruolo regolativo — sono apparse spesso in ritardo, qualche volta inadeguate. Gli Stati inseguono l’innovazione servendosi di comitati tecnici e autorità indipendenti — nazionali e internazionali — che però non sono sempre all’altezza, specie quando le questioni hanno scala planetaria (vedi Oms). D’altro canto, le grandi imprese — tecnostrutture sempre più evolute, come le aveva chiamate K. Galbraith — sovrastano le capacità delle burocrazie pubbliche. E in qualche caso persino dei governi. Col risultato che, sempre più spesso, i grandi gruppi privati si trovano a trattare direttamente questioni che hanno un enorme impatto pubblico (vedi ad esempio i vaccini, ma lo stesso si potrebbe dire per l’AI).

Un problema che si complica in rapporto al tema della raccolta dei dati: una volta monopolio pubblico (con gli istituti di statistica), al tempo della digitalizzazione la datificazione è diventato un bene diffuso, vero e proprio fattore produttivo. Indubbiamente la grande disponibilità di informazioni è di grande aiuto per il governo dei fenomeni complessi, rendendo possibili decisioni meglio fondate e più tempestive. Ma il dato — che è sempre un costrutto — rimane faccenda delicata: le questioni legate alla privacy, alla accuratezza della raccolta, alla sua trasparenza e alla libera circolazione, alle tecniche di elaborazione sono tutti aspetti molto delicati.

In questi 12 mesi

Leggi di più su corriere.it