Etimologicamente, generare è collegato a «generosità», «genialità», «genitore», tutti termini che condividono la stessa radice gen. Da qui scaturiscono espressioni come «dare alla luce», «germogliare» o, in altre parole, «mettere al mondo» in modo durevole, «dare la vita», «abilitare». È così evidente che il generare (non solo in senso biologico ma soprattutto simbolico), lungi dall’essere un imperativo morale calato dall’alto, è un movimento antropologico originario che apre le persone al mondo e agli altri, così da metterli in grado di agire efficacemente e contribuire creativamente al miglioramento dei contesti in cui agiscono.

Quando ciò accade, si realizza un circolo virtuoso per cui l’individuo riesce a raggiungere un certo livello di soddisfazione personale, arricchendo allo stesso tempo il contesto sociale. È molto importante cogliere il risvolto pratico e fattuale di tale dinamica che, a certe condizioni, può diventare un fenomeno sociale (da cui il termine «generatività sociale») in grado di stimolare e potenziare la relazione tra sviluppo personale e cambiamento sociale.

Tale processo si può empiricamente osservare nell’azione sociale generativa che si esplica in un paradigma fatto di 3 movimenti: mettere al mondo (fase imprenditiva), prendersi cura (fase organizzativa), lasciare andare (fase transitiva). Quando riesce a declinarsi nell’intero arco dei suoi movimenti, la generatività sociale produce un legame sociale dinamico che si contrappone tanto all’individualismo radicale quanto alla burocratizzazione spersonalizzante.

Come le onde del sasso gettato nello stagno, la generatività sociale produce effetti diffusivi in tre diverse direzioni: nei rapporti intersoggettivi (abilitando chi è più giovane o ha meno potere); nella prospettiva temporale (fino alle future generazioni, senza però cancellare la memoria di chi è venuto prima); nel contesto circostante (attraverso la dinamica contagiosa che sprigiona dalla forza ispiratrice dell’esempio). Così, quando riesce a superare le proprie ambivalenze interne, diventa potente fattore di un cambiamento che vede la crescita non solo come aumento quantitativo e unidimensionale ma come risoggettivizzazione e pluralizzazione della vita sociale.