Milano come Torino. Quando l’emergenza sarà finita, il virus avrà ridotto le differenze tra le due città. Dovremo ripartire e potremmo farlo insieme. Siamo un unico grande eco-sistema metropolitano all’interno del quale mettere a fattor comune modelli di welfare, energie economiche, culturali e professionali. L’occasione dovrebbe consentire di ripensare lo sviluppo economico e sociale dei due sistemi urbani.

Due le linee chiave, a mio modo di vedere: a breve sarà necessario dotare le due città di un modello forte di risk management in grado di salvaguardare le comunità cittadine dagli scenari negativi in ambito di sicurezza sanitaria (corridori sanitari e sistemi di assistenza ai non autosufficienti), di tutela ambientale (mobilità integrata, qualità dell’aria, reti 5G), di sviluppo economico (rigenerazione delle periferie) e di ripresa dell’occupazione giovanile. Un modello in grado di far collaborare il sistema pubblico con il mondo privato (assicurazioni, imprese del welfare, sviluppatori immobiliari…) su cui allineare le politiche territoriali delle due Amministrazioni.

A medio dovremmo invece lavorare insieme per lo sviluppo di una nuova economia dei beni comuni, un ambito nel quale è possibile unire in modo equilibrato produzione di valore sociale e risultati economici, garantendo città. I beni comuni sono quei beni e servizi che sono collegati ai diritti fondamentali delle persone, come l’acqua, l’aria ma anche il welfare, l’istruzione, i beni culturali e paesaggistici, alcuni servizi ed infrastrutture locali essenziali. Sono beni che non possono essere assegnati unicamente ad un modello pubblico spesso indebitato e senza spinta imprenditoriale, ma nemmeno potranno essere ceduti l mercato al miglior offerente. I modelli di economia comunitaria superano quindi la dicotomia Pubblico-Privato e riguardano non solo la titolarità dei beni, ma soprattutto modelli di gestione e di governance che assicurano benefici sociali alle comunità, garantendo una sostenibilità economica di lungo periodo.

Le nostre due città ospitano due Politecnici all’avanguardia a livello internazionale e un sistema di Fondazioni tra le più rilevanti in Europa. Sarebbe anche utile che questi sistemi di eccellenza iniziassero una nuova stagione di collaborazione, coordinando politiche e investimenti allo scopo di costruire un unico polo di innovazione sociale e di sperimentazione di nuovi modelli di economia comunitaria, anche attraverso i contributi di risorse Bei e di investimenti non speculativi.

Prepariamoci per ripartire, quindi. Ma questa volta insieme.