«Se l’uomo non spera l’insperabile non lo troverà», scriveva Eraclito, importante filosofo del V secolo a.C. C’è molta saggezza in questa frase paradossale. La speranza è un grande impulso di coinvolgimento nella realtà, ma è anche una potente forza di cambiamento. Nella sua etimologia c’è l’idea di aspirazione, fiducia. Ma anche il senso del tendere e del riuscire. È visionaria la speranza, capace di anticipare ciò che ancora non c’è piuttosto che limitarsi a immaginare dentro i confini di ciò che è già dato. Una cosa è impossibile finché qualcuno non riesce a vederla e quindi a impegnarsi perché possa accadere. Così è stato per l’invenzione della scuola pubblica, per esempio. Sarà sembrata follia o utopia la prima proposta, ma poi questa visione è diventata realtà per tutti.
La speranza rompe sempre gli angusti orizzonti dell’ovvio e si sporge su ciò che a partire da quegli orizzonti parrebbe impossibile. Ma è proprio questa la sua forza. È vitale la speranza, perché la vita si realizza pienamente nella spinta al continuo trascendimento del dato di fatto, che poi è il contributo umano al portare a compimento la creazione.Veniamo da un periodo di crisi che ha destrutturato molte delle nostre routine e certezze. È tempo di visioni nuove, inclusive, che portino benefici per tutti. È tempo in cui far rifiorire la speranza. Perciò «Non obbedire a chi ti dice di rinunziare all’impossibile! L’impossibile solo rende possibile la vita dell’uomo» (Margherita Guidacci).