“Credo di aver detto tutto”.
Non l’ha nemmeno nominata, la Scuola. Otto milioni di studenti, un milione di docenti e personale scolastico, le famiglie collegate, il Paese insomma. Non li ha nemmeno nominati, se non sollecitato dalla domanda del giornalista. E meno male che era in cima ai suoi pensieri.
La conferenza stampa sulla fase due parte a marcia indietro. Cosa avrebbe dovuto dire? La Scuola non pare essere in cima alle discussioni di governo o delle innumerevoli task force di Palazzo Chigi, se non come parentesi retorica. Relegata solo al dicastero di viale Trastevere e all’altra task force lì insediata, è in realtà totalmente fuori dai radar. Unico Paese al mondo a marginarla in questo modo. Sì, ma cosa avrebbe dovuto dire?
Intanto dare qualcosa di più che vaghezza e inserirla nel discorso proprio quando ha detto che è arrivato il momento di cambiare tutto quello che non va nel Paese. Una delle cose che non vanno è derubricare il sistema formativo italiano in fondo a ogni considerazione, escludendolo dalla discussione organica e strutturale sulla ripartenza, affrontando il tema sempre con quel provincialismo retorico a cui ci hanno abituato da tempo, tipico di chi ne sa poco di sistemi formativi.
È una delle mancanze più gravi della classe dirigente politica italiana. Che cosa avrebbe dovuto dire? Ci sono cinque mesi da qua a settembre e poco o nulla sappiamo circa.
“Lo so, molti di voi vorrebbero aprire adesso le scuole, ma non ce la sentiamo, non crediamo di essere in grado di assicurare la sicurezza, viste le condizioni in cui versano gli edifici, gli spazi difficilmente adattabili, il personale insufficiente a sostenere doppi turni, classi con numero inferiore di alunni e non sappiamo nemmeno se abbiamo fin da subito i dispositivi sanitari di sicurezza in quantità adeguata. Ecco perché rimandiamo tutto a settembre. Ma non rimarremo intanto con le mani in mano su questo tema”.
“Inizieremo da subito un grande piano nazionale di manutenzione e adeguamento degli edifici scolastici per renderli più sicuri e funzionali non solo per la riapertura ma a regime. Li metteremo a norma, realizzeremo infissi e impianti di climatizzazione adeguati, perché oggi hanno a stento dei radiatori spesso non funzionanti e noi vogliamo bene all’Italia se trattiamo meglio i nostri figli, perché nelle scuole ci stanno i nostri figli, non le bestie. Sono interventi che possiamo far partire subito con i finanziamenti dello sblocca cantieri, perché sono interventi che non necessitano di progettazione, dunque di lunghe procedure, possono iniziarsi subito, dando slancio anche alle piccole e medie imprese edili su tutto il territorio nazionale, che tanto bisogno oggi hanno di liquidità”.
“Impiegheremo questi mesi per predisporre una riforma della formazione e selezione dei docenti, perché ne verranno assunti tanti nei prossimi anni, visto che molti andranno in pensione, abbiamo infatti i docenti con l’età media più alta al mondo. Dobbiamo predisporre per questi nuovi docenti una formazione aggiornata, adeguata alle nuove sfide, con formazione pedagogica e didattica teorica e pratica le migliori possibili e con competenze digitali certificate”.
“Stiamo pensando di mettere in campo il più grande piano di realizzazione di nidi e scuole per l’infanzia mai fatto prima, per dare un posto al nido ad ogni bimbo, da Duino a Lampedusa. Non solo per sostenere le famiglie ma per favorire l’educazione dei bambini. Metteremo in campo l’eccellenza che ha l’Italia in tale ambito. Il nido è decisivo per i rendimenti scolastici dei bambini, specialmente quelli dei contesti deprivati, un buon nido è un investimento per il futuro quasi quanto una buona laurea. Fa bene alla vita della persona ma fa bene al Paese. Impiegheremo una parte delle risorse che ci darà l’Europa e ne saranno contenti, visto che ce lo chiedono i benchmark comunitari. Le risorse le abbiamo, i fondi comunitari li possiamo riprogrammare. I nidi sono grandi infrastrutture delle nazioni, come le autostrade e gli aeroporti”.
“Abbiamo intenzione di finanziare nazionalmente e strutturalmente, per l’estate ma non solo, delle attività extrascolastiche per bambini, bambine, ragazzi e ragazze, e il recupero scolastico, per sostenere le loro famiglie in estate, durante il giorno e quando è necessario. Inizieremo da subito, dando sollievo alle famiglie che lavorano, soprattutto a quelle in difficoltà, assicurando tutte le condizioni per mantenere in sicurezza i bambini e i ragazzi, anche in considerazione che i nonni in questo momento non posso svolgere la loro funzione. Il bonus baby sitter è un’estrema soluzione non la soluzione”.
“Ecco, questo è quello che stiamo predisponendo nelle task force e nel governo, perché, e lo dirò solo alla fine, dopo che lo avremo fatto, la Scuola è in cima ai miei pensieri”.
E invece no, non l’ha detto. Ha detto grazie ai docenti, al personale scolastico. Che da soli si stanno sobbarcando il peso della scuola nell’emergenza. Prego. Ma l’Italia merita di più per ripartire. Merita maturità e modernità, lungimiranza e visione, empatia e riprogrammazione. Tutto questo ha una parola. Scuola.